QUANDO LA CHIESA NEGA LE ESEQUIE

Articolo pubblicato su Qn (Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione), edizione del 14 ottobre 2013

ROMA

SOLO chi è in là con gli anni e ha buona memoria potrà ricordare i portoni delle chiese chiusi per le salme dei suicidi. A livello ecclesiale, in virtù del Codice di diritto canonico del 1917, fino a un trentennio fa, ha tenuto banco la convinzione diffusa che chi decideva liberamente di farla finita avesse in spregio la vita e di conseguenza Dio. Il divieto delle esequie, che ha conosciuto eccezioni illustri come nel caso di Luigi Tenco (1967), dopo il Vaticano II, nella prassi prima, nel diritto poi, ha ceduto lentamente il passo a una maggior misericordia verso i suicidi.

OGGI  il Codice vigente (1983) fissa tre ipotesi per le quali la Chiesa vieta espressamente i funerali cattolici. Il canone di riferimento resta il 1184 che esclude, salvo pentimento, le esequie per chi è apostata, eretico o scismatico; per quelli che «scelsero la cremazione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana»; per tutti «gli altri peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli». Proprio quest’ultima fattispecie, applicata a Erich Priebke dal cardinale vicario di Roma Agostino Vallini, è stata alla base del no anche a Piergiorgio Welby (2006), il malato di distrofia muscolare pro eutanasia. Nonostante l’attivista avesse chiesto i funerali cattolici, l’allora delegato pontificio per l’Urbe, Camillo Ruini, dispose altrimenti, con una scelta che, un anno dopo, lo stesso proporato definì «sofferta». Fin qui Roma. Nel giugno scorso il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, muovendosi sempre nella cornice del canone 1184, ha promulgato un decreto che vieta i funerali ai boss mafiosi impenitenti, condannati con sentenza definitiva. Prima di lui, due anni fa, in quel di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe diede disposizioni ai preti, affinché negassero le esequie ai camorristi.

                                                         Giovanni Panettiere

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