L'arcivescovo Alessandro Plotti, vice presidente emerito della Conferenza episcopale italiana.

L’arcivescovo Alessandro Plotti, vice presidente emerito della Conferenza episcopale italiana

 

LA CHIESA <dovrebbe rivedere il suo insegnamento sulla pillola, perché gli sposi, che hanno due o tre figli, non possono averne dieci>, il no all’eucarestia per i divorziati risposati <genera una grande sofferenza alle persone>. E ancora, così come è l’episcopato italiano sembra <un mortorio>. Non si gode certo la pensione l’ex vice presidente della Cei (dal 2000 al 2005), l’81enne monsignor Alessandro Plotti. Anzi, reduce da Trapani dove, in qualità di amministratore apostolico, ha risistemato una diocesi invischiata in una brutta storia di gestione clientelare dei proventi, l’arcivescovo emerito di Pisa sferza la Chiesa, a partire dai vescovi italiani, in nome di <un nuovo, forte slancio di coraggio>.
Monsignor Plotti, che cosa non va nella Cei?
<Il livello si è abbassato vertiginosamente, i temi sono sempre gli stessi, senza un nesso, dalla nuova evangelizzazione al progetto educativo, manca la dimensione collegiale. Direi che il nostro episcopato è un mortorio>.
Con Papa Francesco la presidenza Bagnasco è indebolita?
<Sta sul chi va là, conscia che Bergoglio vuole cambiamenti. In primis il pontefice punta a modificare lo statuto della Cei per dare la possibilità ai vescovi di eleggersi i vertici, al pari degli altri episcopati. La nomina ad interim del segretario Galantino è un segnale fin troppo evidente>.
Sta di fatto che il Consiglio permanente ha deciso di lasciare in capo al Papa la designazione del presidente.
<Vero, ma non è che il Consiglio possa imporre la sua volontà al Santo padre, semmai è il contrario>.
Nel frattempo solo 170 diocesi su 226 hanno trasmesso nei tempi stabiliti le sintesi delle risposte al questionario sulle sfide della famiglia, voluto fortemente da Bergoglio.
<Le altre arriveranno, ne sono certo. I vescovi italiani non sono abituati a questo tipo di consultazione>.
Quale è il problema più urgente per la pastorale familiare?
<Senz’altro il mancato accesso ai sacramenti per i divorziati risposati. Conosco persone che hanno contratto un secondo matrimonio e che ora vivono un’unione salda, Predichiamo giustamente l’accoglienza per questi uomini e donne e poi non li facciamo ricevere la comunione. Tutto ciò genera una profonda sofferenza. Ecco perché va affronta, anche dal punto di vista teologico, la questione dell’indissolubilità del matrimonio>.
E che dire dello scisma silenzioso dei fedeli sui contraccettivi?
<È un peccato che non viene neanche più confessato. Dovremmo rivedere l’insegnamento sulla pillola, perché chi ha due figli non può averne dieci. L’astinenza sessuale è impraticabile nel matrimonio e allo stesso tempo i metodi naturali sono poco seguiti.  Ho sempre predicato la dottrina della Chiesa, non ho risposte definitive su questo problema, ma conosco le difficoltà e gli interrogativi delle famiglie>.
Il prossimo Sinodo si occuperà anche di questo.
<Me lo auguro, altrimenti a che si fa a fare un Sinodo?>.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg

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