Le sue colpe? Aver ceduto ad Eros e messo al mondo due figli. Una prassi nella vita ordinaria, un problema, se si è un vescovo vincolato al celibato. Ma si sa l’amore non conosce regole e non fa sconti a nessuno. Nemmeno a lui, monsignor Gabino Zavala, messicano, sessant’anni, ausiliare di Los Angeles e presidente di Pax Christi Stati Uniti. In prima fila a favore degli omosessuali e dei diritti degli immigrati, l’arcivescovo ha vuotato il sacco. Le voci circolavano da tempo, ma la verità è salita a galla solo in questi giorni. Quando, davanti all’ordinario della metropoli californiana, Zavala ha ammesso di essere il papà di due ragazzi, ora adolescenti, residenti in un altro Stato con la madre.
La sua lettera di rinuncia al ministero ha varcato in fretta e furia l’Oceano e il papa, Codice di diritto canonico alla mano, ha accolto le dimissioni. Non per limiti d’età, ma per ‘altra grave causa’. Quel rispetto dell’ obbligo di celibato che, secondo Ratzinger, è prioritario per garantire la credibilità della Chiesa. Dall’altronde la storia non poteva chiudersi altrimenti. O Zavala restava nell’ombra o usciva alla luce del sole. In ritardo ha scelto la seconda strada e ha fatto bene. Almeno potrà dedicarsi a quel che non ha potuto fare per anni: il padre. E pazienza, se sarà vescovo in pensione anticipata.
Fatti come quello di Los Angeles dimostrano che le regole valgono ancora più dei sentimenti. Il timore dello scandalo più della gioia. Anche quella di essere padre. Eppure il calo delle vocazioni imporrà, più prima che poi, una svolta nella disciplina ecclesiale. I preti sposati sono già una realtà nel popolo di Dio. Non solo nella Chiesa cattolica di rito orientale, ma anche in Occidente dopo il reintegro dei presbiteri anglicani. Quelli, pochi, in rotta con Westminster.
Giovanni Panettiere
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