IN FABBRICA A 13 ANNI, POI LA CHIMICA. COME LA MAMMA AMA LIRICA E CUCINA  

Gli studi e il lavoro. Da ragazzo si ammalò e perse parte di un polmone

Biografia di papa Jorge Bergoglio (I parte). Pubblicato su Qn (Il Giorno-Il Resto del Carlino-La Nazione), edizione del 15 marzo 2013

                                                                                                                                                         

Città del Vaticano
UNA MANCIATA di anni fa qualche alto prelato pensò di affidargli la guida di un prestigioso dicastero vaticano. L’arcivescovo di Buenos Aires scansò l’amaro calice e liquidò l’offerta: «Per carità, se mi chiudete in Curia, io muoio». Non mentiva. Se Joseph Ratzinger ama lo studio, la speculazione teologica, papa Francesco ha il cuore del missionario che non conosce ministero senza il contatto diretto con la gente. Magari a passo di tango, una delle sue passioni. «Cerchiamo di essere una Chiesa che esce da se stessa e va verso gli uomini e le donne che non la frequentano e non la conoscono», ama ripetere ai preti. In fondo anche lui, Jorge Bergoglio, classe 1936, argentino, può dirsi un lontano. Non nel senso della fede, ovvio, ma della geografia. Ai romani il loro vescovo si è presentato come in arrivo «dalla fine del mondo», nonostante il cognome tradisca origini italiane. 

DA PORTACOMARO, nell’Astigiano, a Buenos Aires. È il 1929, quando Mario Bergoglio lascia l’Italia per sbarcare il lunario, direzione nuovo mondo. Qui trova lavoro come funzionario delle ferrovie; incontra e sposa Regina Sivori, sangue piemontese e ligure nelle vene. Quarto di cinque figli, Jorge cresce in una famiglia piccolo borghese, non povera. «Non ci avanzava niente – ricorda -, non avevamo l’auto, non facevamo le ferie, ma non ci mancava nulla». Con il papà gioca a briscola e segue le partite di pallacanestro. Il tifo sfegatato per la squadra di calcio del San Lorenzo nasce, invece, tra i banchi di scuola. Alle superiori frequenta un istituto industriale, specializzato in chimica. Ha pochi grilli per la testa e già a 13 anni conosce il sudore del lavoro. Prima Jorge fa le pulizie in una fabbrica di calzini, poi lavora in un laboratorio di analisi. È il padre che non lo vuole solo chino sui libri di scuola. Anni dopo Bergoglio gli renderà omaggio: «Lo ringrazio tanto, perché il lavoro è stata una delle cose che mi hanno fatto meglio nella mia vita». Dalla madre eredita la passione per la lirica. E per la cucina: mamma Regina si ammala dopo l’ultima gravidanza, resta paralizzata e tocca a Jorge mettersi ai fornelli. Con profitto e amore. L’esperienza in cucina gli tornerà comoda decenni dopo, una volta diventato vescovo, refrattario al lusso dell’episcopio, a suo agio in un modesto appartamento nel cuore della capitale argentina.

PIU’ TARDI la malattia non risparmia lo stesso Bergoglio che da ragazzo viene colpito da una grave forma di polmonite. I medici lo strappano alla morte per un soffio, ma l’asportazione di una parte del polmone destro gli ricorderà per tutta la vita quei mesi di calvario, tra letti di ospedale e febbre altissima. La vocazione religiosa lo sorprende diciassettenne dopo una lunga confessione nella chiesa di San Josè de Flores: «Mi accadde qualcosa di raro, lo stupore di un incontro. Mi resi conto che mi stavano aspettando». Quattro anni più tardi entrerà nel noviziato dei gesuiti («In loro vedevo una forza avanzata della Chiesa, orientata alla missione»). Il padre è d’accordo, la madre no. Voleva che finisse l’università. Ma lo Spirito Santo aveva già messo gli occhi su di lui. 
                                                                                                                                                                                                                              

Giovanni Panettiere  (1-continua)

 

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