IL PAPA divide e inguaia il fronte tradizionalista. Benedetto XVI dice sì al ritorno nella Chiesa della Fraternità di San Pio X – la società cristiana di vita comune, composta da vescovi, preti e religiosi, dal 1988 in rotta con Roma -, ma lascia fuori dalla porta la maggioranza lefebvriana. Per il momento niente riconciliazione con tre dei quattro vescovi reazionari, da sempre contrari alle aperture cattoliche nei confronti degli ebrei, delle altre religioni e sulla libertà di coscienza. Tra di loro anche il negazionista monsignor Richard Williamson.

SULLA BARCA di Pietro c’è spazio solo per monsignor Bernard Fellay, il numero uno della Fraternità, più propenso ad accettare i dettami del Concilio Vaticano II rispetto ai confratelli. Non a caso, questi ultimi, solo qualche settimana fa, gli hanno intimato di non rompere l’unità reazionaria. Evidentemente, da preferire al rientro nella Chiesa. A questo punto starà al superiore generale, accorso due giorni fa in Vaticano per ricevere la lettera con la posizione del papa, decidere se serrare i ranghi della destra cristiana o accettare la proposta di Benedetto XVI: ritorno tra i cattolici per le colombe della Fraternità – l’ipotesi canonica è quella di istituire una prelatura apostolica ad hoc, ovvero una sorta di Chiesa nella Chiesa sulla falsariga dell’Opus dei -, tempi lunghi e incerti per ricucire con i falchi.

IL DIVIDE et impara di Ratzinger era già stato anticipato un mese fa al termine della riunione della Congregazione per la dottrina della fede sul nodo tradizionalista. Una volta liberalizzata la messa tridentina, revocata la scomunica ai pastori lefebvriani, avviato il confronto dottrinale tra Roma ed Econe, Benedetto XVI tutto si sarebbe aspettato tranne che un inasprimento delle richieste da parte della Fraternità. E, invece, tre quarti dell’episcopato reazionario si è sentito in dovere di invocare il superamento dell’odiato Vaticano II come condizione imprescindibile per far rientrare lo scisma.

TROPPO anche per Ratzinger che ha sempre difeso l’ermeneutica della continuità del Concilio, stroncando le fughe in avanti dei progressisti. Davanti all’insolenza lefebvriana il papa ha finalmente mostrato i muscoli, facendo capire alla Fraternità che la voglia di pace non è in discussione, ma le condizioni le detta Roma. E nessun altro.

Giovanni Panettiere

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