La rivoluzione oltre i gesti

LA RIVOLUZIONE OLTRE I GESTI Commento pubblicato sul Quotidiano nazionale (Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione), edizione del 10 agosto 2013   NON RIUSCIAMO ad abituarci. Il Papa alza la cornetta e rincuora il fratello di un imprenditore freddato a Pesaro; Francesco dribbla l’agenda pontificia e saluta uno dopo l’altro operai e falegnami […]

 LA RIVOLUZIONE OLTRE I GESTI

Commento pubblicato sul Quotidiano nazionale (Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione), edizione del 10 agosto 2013

 

NON RIUSCIAMO ad abituarci. Il Papa alza la cornetta e rincuora il fratello di un imprenditore freddato a Pesaro; Francesco dribbla l’agenda pontificia e saluta uno dopo l’altro operai e falegnami del Vaticano. Quelli che a detta di molti osservatori dei sacri palazzi sono gesti inediti per un vicario di Cristo, da radiografare a bocca aperta, per il vescovo di Roma «preso dalla fine del mondo» sono passi abituali. Naturali: parlava a tu per tu con il suo calzolaio, quando era pastore di Buenos Aires, gli telefona per prenotare un paio di scarponcini neri, una volta eletto Papa. Nella capitale argentina incontrava i lavoratori in sciopero? Bene, Oltre Tevere Francesco resta sé stesso e stringe la mano ai ‘suoi’ operai. Il soglio pontificio non l’ha scalfito di un millimetro. Il contatto umano per lui resta un bisogno «psichiatrico», come confidò a giugno ai novemila studenti delle scuole dei gesuiti che gli domandavano perché restasse a Santa Marta. Era sincero nel momento in cui diceva «ho necessità di stare in mezzo alla gente». Nonostante secoli di Papa re, da Stefano II a Pio IX, pontefici ieratici alla Pio XII, Sue Santità a proprio agio sui palcoscenici del mondo (Giovanni Paolo II) o ‘frenate’ dalla timidezza e dall’amor del sacro (Benedetto XVI), dobbiamo abituarci, non per forza ad apprezzare, la spontaneità e il calore di Francesco.

MA ADESSO, a quasi cinque mesi di pontificato, sarebbe un errore fermarsi ai singoli segni. Quella che inizialmente poteva essere una ‘semplice’ rivoluzione dei gesti, con il passare del tempo e in barba all’irrequietudine dei devoti della continuità papale, acquista la forma di una svolta ecclesiologica. Di un vero e proprio cambio di passo nel modo di essere Chiesa. Uno scatto che passa dall’annullamento esplicito, e senza riserve, delle distanze tra chierici e laici. Il Vaticano II (1962-1965) l’ha messo per iscritto nella costituzione Lumen gentium, Francesco prova a declinarlo nella vita di tutti i giorni. «Camminate in mezzo e dietro al gregge», è stata l’esortazione più forte di Bergoglio ai vescovi italiani (23 maggio), «non spadroneggiate sui fedeli», ha incalzato i pastori latino-americani (28 luglio). Il Papa predica e testimonia, ricorrendo anche a qualche telefonata a chi ha bisogno di una parola inattesa per ricominciare. E pazienza se per alcuni sarà solo un altro gesto insolito. Almeno a Pesaro ne hanno capito pienamente il senso.

Giovanni Panettiere

 

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