Arusha, 27 settembre 2012

LA PRIMA istantanea di viaggio è cupa come le tenebre che avvolgono la Tanzania al calare del sole. La notte qui è solenne, profonda, orfana della corrente elettrica e delle altre comodità della cara vecchia Europa. Persino i potenti fari della jeep, che dall’aeroporto di Arusha ci accompagna all’albergo, faticano a penetrare il manto spesso di velluto.

La luna ci guarda da lontano. Materna, benedice la vita che continua nell’oscurità. Come ai bordi della strada, dove flotte di ombre sfidano la sorte per raggiungere improbabili osterie. Non certo per sfizio: nei villaggi le catapecchie con gli allacciamenti del gas si contano sulle dita di una mano, tanto che per cenare non resta che il locale fuori casa. Da queste parti solo la fame può vincere il buio fitto. E la paura di finire investiti da moderni elefanti a quattro ruote.
                                                                                                                                                       Giovanni Panettiere

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