BENEDETTO XVI conosce l’identità dei corvi che tramano alle sue spalle per stravolgere l’assetto della Segreteria di Stato e condizionare il prossimo conclave. Entro la settimana potrebbero essere resi noti i nomi di altre gole profonde vaticane. Le mura leonine non tengono più le fughe di notizie e ormai è chiaro a tutti che il maggiordomo del papa sia solo la pedina al vento di uno scacchiere più complesso. Da dietro le sbarre della cella di sicurezza in cui è rinchiuso da quasi un mese, Paolo Gabriele collabora con gli inquirenti. E inizia a tirare in ballo laici e alti prelati.

UN PAIO di giorni fa la commissione cardinalizia, costituita da Ratzinger per far luce sulla vicenda –  in supporto all’inchiesta penale della Gendarmeria vaticana –  è stata ricevuta dal pontefice. I tre porporati hanno illustrato al papa i primi risultati delle loro  indagini. Il verbale, finito sulla scrivania del Santo Padre, raccoglie le confessioni di Gabriele e le testimonianze di alcuni prncipi della Chiesa. Cardinali sentiti da altri porporati – solo la commissione può ascoltarli – non come indagati, ma quali persone informate dei fatti. Tra  di loro anche Giovanni Battista Re che vanta un’esperienza ventennale in Curia romana, prima in Segreteria di Stato, poi come prefetto della Congregazione dei vescovi.

PROPRIO Re, insieme al cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato emerito, in queste settimane è finito sui giornali come vertice dell’ala ultraconservatrice, ai ferri corti con il salesiano Tarcisio Bertone. Le ricostruzioni degli addetti ai lavori vogliono la fronda impegnata, tra un dossier e l’altro, a scalzare il braccio destro del papa, sgradito per il suo temperamento estroverso e le scarse doti diplomatiche.  Ma, se non piace alla vecchia guardia, Bertone convince Benedetto XVI che gli ha rinno0vato la fiducia.

LO SA bene Sodano che, in un’intervista all’Osservatore romano, getta acqua sul fuoco dei sospetti: <L’insinuazione di manovre varie mi ha meravigliato, perché diversità di opinione non significa divisione. Quante volte ho votato in riunioni di cardinali senza ma stupirmi che un confratello votasse a favore e l’altro contro. Amici eravamo e amici rimanevamo>. Stesso copione per il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali, e uomo di punta dei sodaniani nel prossimo conclave. <Ho vissuto queste ultime settimane – spiega il porporato – in grande unione col Santo Padre, con un’adesione totale, come quella che come cardinale gli ho promesso il giorno in cui ho ricevuto la berretta rossa: essere con lui usque ad effusionem sanguinis (fino all’effusione del sangue)>. Vero, verissimo. E non solo a parole.

Giovanni Panettiere

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