Non è ancora un no definitivo, ma la strada imboccata è tutt’altro che conciliante. In attesa di sapere se i lefebvriani accettano le condizioni della Santa Sede per ricomporre lo scisma, il superiore generale dei tradizionalisti agita la vigilia. Alzare il livello dello scontro per scongiurare una nuova rottura. Stavolta nella stessa Fraternità di San Pio X, alle prese con il duello tra falchi e colombe.

<C’è una proposta di Roma che dice ‘siamo pronti a riconoscervi’ – ha detto monsignor Bernard Fellay durante la messa per l’Immacolata concezione -, ma il problema è che c’è sempre una condizione. Questa condizione, comunque la si formuli, di fondo è sempre la stessa: bisogna accettare il Concilio Vaticano II. Ci hanno detto, ‘sì, voi potete criticare il Concilio, ma a una condizione: che, comunque, lo accettiate’. Ma noi diciamo: ‘Come possiamo criticare a posteriori?’ Credo che sia una sintesi onesta della situazione attuale>.

Più che onesta è necessaria. A mantenere i piedi in due staffe. In cuor suo Fellay vorrebbe sanare la ferita, come probabilmente avrebbe già fatto lo stesso Marcel Lefebvre, ma la medicina è troppo amara per i duri della Fraternità. Non resta che chiudere la porta, senza girare la chiave. Ancora una volta.

Passano gli anni e il nodo non cambia: l’accoglimento del Vaticano II. Solo nel 2008 la Fraternità di San Pio X rispedì al mittente le proposte presentate da Roma per rientrare in piena comunione. Cinque punti da sottoscrivere e lo scisma sarebbe rientrato. Ma bisognava passare dalla Primavera della Chiesa e Fellay non firmò. Poca cosa: il 21 gennaio 2009 papa Benedetto XVI rimise la scomunica, inflitta dal Vaticano nel 1988, ai vescovi lefebvriani, insistendo sulla necessità di ricucire lo strappo a destra. Da anni Fellay aveva invocato la grazia. Dove non volle Giovanni Paolo II arrivò Ratzinger. Che nel 2007 aveva già promulgato il motu proprio Summorum pontificum sulla liberalizzazione del messale tridentino. Era la prima mossa nel segno del riavvicinamento.

Ma perché i lefebvriani contestano tanto il Concilio? <Lo spirito del mondo si è introdotto nella Chiesa – ha chiarito Fellay in occasione dell’Immacolata – . Dobbiamo batterci non solo contro nemici esterni, ma contro un spirito non cattolico che si è insinuato nella Chiesa. Questo cambiamento, l’intromissione di questo spirito si è verificata a partire dal Concilio Vaticano II. E’ come se il diavolo avesse messo un piede dentro un santuario. E’ qualcosa che ci fa rabbrividire>.

Tremano i tradizionalisti, restano di ghiaccio i sostenitori del Concilio. Punti di vista opposti, uniti dalla stessa paura. Quella di ritornare insieme.