DUBBI E DOLORI DI MARTINI. IL CARDINALE VISTO DA VICINO

Articolo pubblicato su Qn (Il Giorno, il Resto del Carlino, La Nazione), edizione del 4 gennaio 2014

ESISTONO libri che non si vorrebbe mai finire di leggere. E non solo perché le pagine sono così travolgenti da strapparti al sonno. É il finale a fare la differenza: non lo si accetta, ferisce, lo si conosce già, coincide con la morte del protagonista. Non un personaggio uscito dalla penna del solito romanziere di successo, ma un uomo in carne ed ossa, che nell’ultimo trentennio non ha esitato a guardare in faccia le sfide di quella Chiesa «indietro di duecento anni», come ebbe a denunciare nella sua intervista-testamento.

SCRITTO con notevole finezza letteraria dal segretario personale, don Damiano Modena, Il silenzio della parola (San Paolo, 160 pagine, 9.90 euro) ripercorre gli ultimi anni di vita del cardinale Carlo Maria Martini. Nel racconto, a tratti crudo, non si risparmia nulla del travaglio dell’arcivescovo contro il Parkinson che prima lo costringerà in carrozzina, poi gli ruberà la voce. Dalle pagine affiorano le cadute — non solo psicologiche —, il sangue, le gite sui luoghi dell’infanzia, la passione per l’hi-tech, gli ultimi interrogativi. Conosceva il messaggio di Dio, Martini, in vita è stato uno dei massimi biblisti contemporanei. Eppure, fino alla fine non ha mai scansato i dubbi. Anche quelli più inquietanti, anche quelli che non ti aspetti da un cardinale: «Se Gesù è morto in croce per noi, perché dobbiamo morire?». Solo pochi giorni dopo avrebbe avuto la risposta.

Giovanni Panettiere

Twitter: panettiereg

https://www.facebook.com/paceminterris.it?fref=ts