FINORA aveva lanciato solo enunciazioni di principio, da quel <nella Chiesa si deve trovare misericordia>, pronunciato sul volo di ritorno dalla Gmg di Rio, al <nemmeno le porte dei sacramenti si dovrebbero chiudere per una ragione qualsiasi>, messo nero su bianco nell’esortazione Evangelii gaudium. Adesso, sarà perché è iniziato il confronto in seno al Collegio cardinalizio, sarà perché dalla consultazione della base cattolica è arrivata una valanga di sì alla revisione delle norme, sarà soprattutto perché il decisivo Sinodo di ottobre si avvicina, sta di fatto che papa Francesco su divorziati risposati ed eucarestia fa sul serio.

IL CAMBIO di passo è testimoniato non da parole, ma da una scelta alquanto indicativa: quella di affidare all’ottantenne cardinale Walter Kasper, teologo di fama, la relazione introduttiva del Concistoro straordinario sulla famiglia, conclusosi venerdì. Il presidente emerito del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani non è stato solo uno dei leader, insieme a un altro tedesco, Karl Lehmann, e al portoghese Josè Policarpo, di quella pattuglia progressista che ha contribuito, e non poco, all’elezione di Bergoglio all’ultimo conclave. Il suo nome è legato alla richiesta, ampiamente radicata fra gli episcopati dell’Europa centrale, di ammettere ai sacramenti, comunione in primis, gli irregolari al termine di un cammino penitenziale. Già nel 1993 si leggeva la firma di Kasper a margine del documento di tre vescovi della Renania – Lehmann e Oskar Saier gli altri due – in cui si chiedeva di dare l’eucarestia a quei divorziati risposati che, dopo un incontro con un sacerdote, avessero ritenuto in coscienza di esservi autorizzati.

DELL’INTERVENTO al Concistoro del cardinale non sono trapelati virgolettati. Se ne conoscono comunque i contenuti. Francesco aveva chiesto a Kasper di non fornire risposte, evidentemente per non condizionare il libero confronto fra i principi della Chiesa, e il teologo ha rispettato alla lettera le consegne. Anche sul nodo delle seconde nozze. Ribadendo l’indissolubilità del matrimonio e scartando qualsiasi ipotesi di benedizione di un nuovo legame, quando è ancora in vita il primo coniuge – nei fatti, una presa di distanza dalla prassi ortodossa, citata anche in ambito cattolico come soluzione al problema dell’accesso ai sacramenti degli irregolari -, il cardinale si è chiesto se non sia possibile, analogamente a quanto fece il Vaticano II su ecumenismo e libertà religiosa, un ulteriore sviluppo anche sul versante dei divorziati risposati, senza per questo violare la tradizione dogmatica.

PER KASPER non è individuabile una soluzione generale alla questione, ogni situazione ha le sue particolarità. Basti pensare al caso del coniuge che, in coscienza, considera invalido il vincolo precedente. E qui l’intervento davanti ai cardinali è caduto sulla via giudiziaria che il porporato non ritiene possa essere l’unico grimaldello per scassinare il problema. Il rischio, ha spiegato Kasper, è che in questo modo passi l’idea di una forma mascherata di divorzio cattolico. Meglio piuttosto affidarsi all’esperienza della Chiesa delle origini che, in relazione ai ‘lapsi’- gli apostati per timore delle persecuzioni -, aveva sviluppato una sorta di secondo battesimo. Non più con l’acqua, ma con ‘le lacrime della penitenza’. Pensando a questa prassi antica, richiamata anche dal professore di teologia Joseph Ratzinger nel lontano 1972, il presidente emerito del dicastero per l’ecumenismo si è chiesto se non possa essere applicata anche al caso di un risposato, desideroso di accostarsi alla comunione, pronto a vivere al meglio la sua seconda unione, disponibile a educare i figli alla fede, ma soprattutto pentito per il fallimento del primo matrimonio che, agli occhi della Chiesa, resterà l’unico valido, nonostante in concreto non sia più possibile tornare indietro.

SULLO SFONDO di questa, che si può definire ‘teologia della misericordia’, si staglia un’altra questione molto sentita non solo da Kasper, ma anche dal papa (l’invito è a rileggersi le domande del questionario sulla famiglia):  la trasmissione del credo fra le generazioni in situazioni affettive potenzialmente critiche. Non a caso, intervistato da VaticanInsider al termine della sua relazione, Kasper ha portato un esempio paradigmatico a suffragio della sua tesi sull’accesso ai sacramenti degli irregolari: <Quando ero vescovo, è venuto da me un parroco che mi ha parlato di una madre (che era divorziata risposata, ndr) e stava preparando il figlio alla prima comunione. Il figlio avrebbe fatto la comunione e lei no. Ora, mi domando: è possibile questo? C’è il pentimento, la misericordia e il perdono di Dio. Possiamo negare la remissione peccatorum?>.

NON SAPPIAMO se la Chiesa imboccherà la via suggerita dal cardinale tedesco. Il ventaglio di soluzioni al dramma dei divorziati risposati è vasto. Si va dall’allargamento delle cause di nullità del matrimonio, invocato dal prefetto per la Dottrina della fede, Georg Ludwig Mueller, in linea con l’auspicio di Benedetto XVI nel celebre Discorso ai preti di Aosta (2005), alla prassi ortodossa difesa dal cardinale Oscar Maradiaga, il coordinatore del G8 vaticano, passando per la tesi del teologo Giovanni Cereti che, rimandando a un canone del Concilio di Nicea (325), sostiene la comunione sic et simpliciter  per i risposati. Chiude ‘la teologia della misericordia’, con il suo approccio non casistico, né generalizzato al problema, perché, se applicata, a beneficiare del ritorno ai sacramenti sarebbero solo quei coniugi realmente desiderosi di riaccostarsi al corpo e sangue di Cristo, per giunta dopo un certo percorso penitenziale.

NELL’ATTESA di capire come si muoverà il Sinodo dei vescovi, in apertura dell’ultimo giorno di Concistoro straordinario, Francesco ha esplicitamente elogiato l’intervento di Kasper. Lo ha fatto senza venire meno all’ironia che lo contraddistingue: <Ieri, prima di dormire, ma non per addormentarmi … ho letto, ho riletto il lavoro del cardinale Kasper e vorrei ringraziarlo, perché ho trovato profonda teologia, anche un pensiero sereno nella teologia. È piacevole leggere teologia serena. E ho trovato quello che Sant’Ignazio ci diceva, quel sensus ecclesiae, l’amore alla Madre Chiesa. Mi ha fatto bene e mi è venuta un’idea, ma mi scusi eminenza se la faccio vergognare, ma l’idea è: questo si chiama fare teologia in ginocchio. Grazie. Grazie>. Chi lo segue con attenzione sa che il papa sta rimodellando la Chiesa, passo dopo passo, sulla falsariga di quel <ospedale da campo> da lui evocato nell’intervista a Civiltà cattolica. Non bisogna perdere di vista questa premessa, se si vuole realmente capire come mai Bergoglio, a conti fatti, per sbrigare il gravoso dossier sui divorziati risposati, intenda affidarsi alla misericordia dell’ex ministro dell’ecumenismo che lo stesso pontefice ha citato pubblicamente nel suo primo Angelus.

MA FRANCESCO è uomo di dialogo e sinodalità, vuole evitare strappi su un terreno accidentato e per questo non agisce motu proprio come certi settori progressisti si aspetterebbero. Si spiega così la scelta di sottoporre proprio la relazione di Kasper ai cardinali per un confronto sereno sugli irregolari. L’obiettivo è quello di  lenire la sofferenza espressa <soprattutto da coloro che si sentono esclusi o abbandonati dalla Chiesa per trovarsi in uno stato di vita che non corrisponde alla sua dottrina  e alla sua disciplina>, per dirla con le parole del neo cardinale Lorenzo Baldisseri a commento delle risposte al questionario sulla famiglia. <La pastorale della Chiesa è in continuo rinnovamento – ha ricordato l’arcivescovo di Perugia, Gualtiero Bassetti, anche lui fresco di porpora, a margine del Concistoro -. Il papa ci ha chiesto una conversazione pastorale e questa conversazione non può che essere a 360 gradi>. Non tutti la pensano allo stesso modo. Il fronte conservatore non sta, né starà a guardare. <Non ritengo – ha detto il prefetto emerito della  Congregazione per i vescovi, Giovanni Battista Re – che sia possibile rivedere l’esclusione dai sacramenti dei divorziati risposati. Non si può cambiare una  situazione oggettiva>. Fra i sessanta cardinali intervenuti al Concistoro erano in diversi a pensarla come lui. Il dibattito è entrato nel vivo, il papa ha un suo orientamento, certo, ma sarà il Sinodo ha dire l’ultima parola. Proprio come deciso da Francesco.

Giovanni Panettiere

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