Diario di viaggio dalla Tanzania

NON BASTA scrivere del papa, del Vaticano o delle dispute teologiche per animare un blog che si prefigge di trattare la fede. L’informazione sui fatti di cronaca ecclesiale è importante, specie se chi cura questo spazio virtuale di mestiere fa il giornalista. Tuttavia, per raccontare la speranza nel Signore, o per meglio dire, l’abbandono nelle […]

NON BASTA scrivere del papa, del Vaticano o delle dispute teologiche per animare un blog che si prefigge di trattare la fede. L’informazione sui fatti di cronaca ecclesiale è importante, specie se chi cura questo spazio virtuale di mestiere fa il giornalista. Tuttavia, per raccontare la speranza nel Signore, o per meglio dire, l’abbandono nelle braccia di Dio siamo certi che occorra scandagliare l’essenza del nostro credere.

Se l’Altissimo si è ridotto a uomo per manifestare in pienezza il suo volto, tornare a Eva e Adamo può essere un buon modo per incontrare il Padre. Persino, se non di più, quanto gli interlocutori provengono da storie, culture, religioni diverse dalla nostra.

Per questo ci prendiamo una pausa dalle vicende della Santa sede e dintorni per portarvi  in viaggio con noi in Tanzania. È qui che oltre tre milioni e mezzo di anni fa l’antenato della specie umana (l’Australopithecus) solcò per la prima volta la madre terra. È qui che i figli di Dio hanno iniziato a coltivare la fede, già certi che la morte non sia altro che un tassello della vita, non l’atto ultimo della nostra esistenza. Karibu, benvenuto!

Giovanni Panettiere

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Twitter: panettiereg

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