Concistoro sempre più vicino, tutti i possibili cardinali

BERRETTE rosse in arrivo. Si fanno sempre più insistenti le voci su una convocazione nel 2013 di un concistoro per la creazione di cardinali, a dodici mesi dal precedente. Con il compimento degli ottant’anni di monsignor Murphy O’Connor, emerito di Weestmister, oggi scendono a 118 i porporati elettori nel conclave dal quale uscirà il successore […]

BERRETTE rosse in arrivo. Si fanno sempre più insistenti le voci su una convocazione nel 2013 di un concistoro per la creazione di cardinali, a dodici mesi dal precedente. Con il compimento degli ottant’anni di monsignor Murphy O’Connor, emerito di Weestmister, oggi scendono a 118 i porporati elettori nel conclave dal quale uscirà il successore di Benedetto XVI.  Due in meno rispetto al tetto massimo di 120 sancito nella Universi dominici gregis (1996), la costituzione apostolica di Giovanni Paolo II che disciplina l’elezione del vescovo di Roma. Il 13 settembre ‘uscirà dalla Cappella sistina’  il colombiano Pedro Rubiano Saenz, il primo novembre sarà la volta di Francis Arinze, quindi toccherà a Renato Martino (23 novembre) e al brasiliano Eusebio Sheid (8 dicembre).

A FINE anno i cardinali con le carte in regola per entrare in conclave – meno di ottant’anni di età – saranno 114, lutti permettendo. Considerando che erano 115 i principi della Chiesa che elessero Ratzinger, è probabile che il papa tedesco voglia integrare la compagine dopo la sfornata del febbraio scorso. In quell’occasione a fare la voce grossa fu la Curia romana che si aggiudicò 10 dei 18 nuovi cardinali under 80. Per giunta quasi tutti vicinissimi al segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Benedetto XVI potrebbe annunciare il concistoro già ad ottobre, in concomianza con l’apertura dell’anno della fede. Difficilmente guarderà dentro le mura leonine per scegliere i novelli porporati. Un po’ perché Bertone è ancora sotto attacco – per alcuni analisti potrebbe andare in pensione a dicembre -, un po’ perché stavolta sono le diocesi a vantare credito.

CIONONOSTANTE nel toto nomine qualche curiale è d’obbligo. Su tutti svetta il neo prefetto di Doctrina fidei,  Gerhard Ludwig Müller, accusato dai tradizionalisti di essere un liberal, ma inviso ai progressisti tedeschi di Wir sind kirche. Per il prelato, che in questi mesi ha mostrato i muscoli ai lefebvriani, la berretta rossa è quasi d’obbligo. In pole position anche l’arcivescovo francese, Jean Louis Bruguès, fresco di nomina a bibliotecario e archivista della Chiesa cattolica dopo il pensionamento del cardinale Raffaele Farina, salesiano e confessore di Bertone. Ma in Vaticano  prende quota anche la candidatura del nuovo ministro della Famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, mentre rimarrebbe alla finestra, anche stavolta, Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione e amico della giornalista Oriana Fallaci.

IN EUROPA si fa largo il nome di monsignor Vincent Nichols, classe 1945, arcivescovo di Weestmister e organizzatore del recente viaggio papale in Regno Unito. Con il pensionamento di O’Connor,  a Londra cade la regola tacita che impedisce ad una diocesi di avere due cardinali in conclave e così per Nichols, dato molto vicino a Ratzinger, potrebbe essere la volta buona. Contrario alla proposta del governo conservatore britannico di allargare le nozze alle coppie omosessuali, il vescovo si è espresso in termini positivi sull’istituto dei Dico in salsa inglese, scatenando i malumori della destra cristiana. In Francia e Spagna potrebbero sperare due diocesi, un tempo sedi cardinalizie: Marsiglia e Siviglia. Sembra, invece, fuori da giochi il pastore di Dublino, Diarmuid Martin, alle prese con lo scandalo degli abusi sessuali in Irlanda. Sulla questione il vescovo ha sposato la linea della tolleranza zero, ma ha anche avanzato una richiesta esplicita di riforme nella Chiesa. L’Italia spera con il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, l’ultimo allievo del cardinale Giuseppe Siri, e con il torinese Cesare Nosiglia (anche se la Mole in conclave schiera già l’emerito Severino Poletto).

NEGLI STATI UNITI dovrebbero aspettare il prossimo giro di giostra, causa la norma delle doppie porpore, sia l’opusdeista José Gomez (Los Angeles) che monsignor Charles Chaput (Philadelphia), il vescovo dal sangue cherooke. Guardando all’Asia, è attesa la nomina del patriarca maronita libanese, Bechara Rai (Ratzinger sarà nella regione tra un paio di settimane per consegnare l’esortazione apostolica postsinodale). Salvo sorprese, come a febbraio l’Africa resterà a bocca asciutta.

Giovanni Panettiere

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