(Il cantante  Adriano Celentano)

DEL CELENTANO predicatore possiamo farne anche a meno. Molto meglio il cantante. Sul palco dell’Ariston il Molleggiato ruba la scena agli artisti e toglie l’altare ai preti per l’ennesima omelia laica. Scontata, flemmatica, censoria. Stavolta tutta stilettate contro Avvenire e Famiglia cristiana, guarda caso proprio i due giornali più severi sul suo compenso a Sanremo. <Fanno politica invece che parlare di Dio. Vanno chiusi>, incalza l’Adriano nazionale davanti a 14 milioni di telespettatori.

Che Avvenire e Famiglia cristiana facciano politica – più il quotidiano dei vescovi che il settimanale dei paolini – non è una notizia. Lo sanno tutti. Non servono ripetizioni in prima serata. E’ dall’editto di Milano (313) che la Chiesa, lasciate le catacombe, flirta con il potere. Purtroppo. Ma, se la soluzione alle cattive abitudini, è togliere la politica dalla stampa cattolica, allora passo.

Preferisco cento volte leggere un giornale dei vescovi schierato su fecondazione assistita, testamento biologico o famiglia piuttosto che trasformare il giornalismo in catechismo. Proprio come vorrebbe don Celentano.  Semmai il problema è un altro. Ovvero capire, se la linea scelta da Avvenire sia sempre stata coerente col Vangelo. Ma questa è un’altra storia, da leggere ogni giorno in edicola. Senza censure di nessun tipo.
Giovanni Panettiere