(Il presidente della Cei, Angelo Bagnasco)

 

BAGNASCO e ancora Bagnasco. È passata un po’ sotto silenzio la decisione di papa Benedetto XVI di riconfermare, per un altro quinquennio, l’arcivescovo di Genova alla presidenza della Conferenza episcopale italiana. Alle prese con la fuga di notizie dalla segreteria di Stato, culmine di una lotta intestina tra Cl e Opus Dei, Ratzinger preferisce non smuovere le acque. Almeno in Italia, visto che il pensionamento del primo ministro vaticano, Tarcisio Bertone, dossier dopo dossier, è un’ipotesi non così peregrina.

In attesa di vedere cosa succede nel Palazzo apostolico la Cei non cambia management. Con gli anni Angelo Bagnasco ha conquistato le simpatie di Benedetto XVI e ora raccoglie la riconferma sperata. Eppure nel 2007, quando si trattò di archiviare il ventennio del cardinale Camillo Ruini, l’arcivescovo non era neanche tra i favoriti. Benedetto XVI aveva già messo gli occhi sopra Angelo Scola, allora patriarca di Venezia, nonostante i dubbi di Bertone. Dal canto suo l’episcopato italiano, attraverso un sondaggio segreto promosso dalla nunziatura apostolica, sosteneva l’arcivescovo di Milano, Dionigi Tettamanzi. La soluzione si trovò in un compromesso: Bagnasco presidente Cei e tutti felici e contenti.

In questi anni il cardinale ha seguito la linea di Ruini, cercando di ridare alla Chiesa un ruolo da protagonista nella società. Già a partire da un impegno attivo dei cattolici in politica, orchestrato sullo spartito imprescindibile dei valori non negoziabili. Rispetto al suo predecessore, Bagnasco ha poi insistito con più enfasi sui temi sociali e sulla questione lavoro, argomenti piuttosto assenti nelle prolusioni del Cardinale Sottile.

Durante l’ultimo governo Berlusconi l’arcivescovo di Genova ha mantenuto buoni rapporti con l’esecutivo fino a quando la mole di scandali non ha depotenziato il Cavaliere. Senz’altro il cardinale si è mostrato più deciso, rispetto al segretario di Stato Bertone – lo stesso che, una volta eletto Bagnasco alla Cei, avocò a sè la gestione del confronto Chiesa-Stato – nel censurare la condotta privata dell’ex premier. Su tutto l’affaire Boffo, forse il momento più alto nel duello crescente tra vescovi e governo. Ciononostante  ‘solo’ a settembre la Cei ha ‘sfiduciato’ Berlusconi per aprire la strada ai tecnici.

Con l’arrivo di Monti Bagnasco ha congelato il progetto Todi sulla creazione di un nuovo soggetto politico cattolico. Le urne sono ancora lontane e l’esecutivo in carica annovera diversi esponenti apprezzati dalle gerarchie ecclesiali. Meglio lavorare senza fretta, avrà pensato il cardinale. In compenso, il presidente della Cei si è più volte mostrato disponibile ad una revisione della normativa sull’esenzione Ici alla Chiesa. Questo anche dopo la stesura di un emendamento ad hoc del governo nel dl liberalizzazioni. E pensare che fino a qualche mese fa il tema era tabù in casa cattolica.

Più sofferto il contrasto della pedofilia nel clero, arrivata anche a Genova, con l’arresto di don Seppia. Pur non assecondando la linea di un attacco mediatico alla Chiesa – portata avanti  da alcuni vescovi – Bagnasco ha detto no alla creazione di una commissione d’inchiesta ad hoc, come deliberato da altre conferenze episcopali. L’attesa è quindi per il varo delle linee guida italiane contro gli abusi, in agenda a maggio. Ma per ora la Cei preferisce non scoprire le carte.

Giovanni Panettiere