CAMBIA pelle la Commissione cardinalizia di vigilanza dell’Istituto per le opere di religione. Dall’organismo, che nomina il cda della ‘banca vaticana’, escono l’ex segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e  i suoi fedelissimi. Al loro posto cardinali critici con il salesiano e prelati molto vicini a papa Bergoglio.

NELL’ATTESA di conoscere i risultati del lavoro delle due commissioni referenti, che, su mandato di Francesco, si occupano dello Ior e delle strutture economiche della Santa sede – sul nuovo assetto dell’istituto potrebbe essere decisivo il G8 vaticano di febbraio-, il vescovo di Roma ha deciso di rinnovare per un quinquennio la Vigilanza. Questi i componenti designati: il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, il cardinale Thomas Christopher Collins, arcivescovo di Toronto, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, il cardinale Santos Abril y Castelló, arciprete della Basilica papale di Santa Maria maggiore, e monsignor Pietro Parolin, neo segretario di Stato vaticano che riceverà la berretta rossa il prossimo 22 febbraio.

RISPETTO alla passata composizione dell’organismo il solo riconfermato è Tauran, gli altri quattro quinti sono volti nuovi. Il francese sarà l’anello di congiunzione fra la vecchia e la nuova gestione della Vigilanza e allo stesso tempo fra quest’ultima e la Pontificia commissione referente sull’Istituto per le opere di religione di cui è membro. Il manipolo delle matricole è guidato da Abril. Spagnolo, classe 1935, il porporato è un diplomatico di lungo corso, globe-trotter, molto apprezzato da Giovanni Paolo II: si racconta che abbia insegnato al pontefice lo spagnolo per affrontare al meglio  i viaggi in America Latina. A marzo, in conclave Abril è stato fra gli elettori di punta di Bergoglio del quale è consulente per la riforma della Curia. Le altre novità nella cabina di regia dello Ior sono Schönborn, che quattro anni fa, insieme ad altri cardinali, chiese invano a Benedetto XVI la testa di Bertone, Parolin, un passato da sotto-segretario della sezione esteri della Segreteria di Stato vaticana prima di esserne allontanato su ordine del salesiano, e Collins, detto il ‘Martini conservatore’ per le alte doti comunicative nell’ambito delle scienze bibliche. Salvo sorprese, Abril verrà indicato dagli altri componenti quale presidente della Commissione di vigilanza sullo scranno un tempo di Bertone. Che certamente avrebbe desiderato essere della partita.

A SORPRESA, e non senza strascichi polemici, il 15 febbraio 2013, esattamente quattro giorni dopo aver annunciato al mondo la volontà di dimettersi, Benedetto XVI mise mano alla Viglianza dello Ior. In quell’occasione l’allora segretario di Stato Bertone riuscì a confermarsi al vertice della struttura, lasciando ai loro posti i suoi fedelissimi Odilo Pedro Scherer, candidato del partito romano all’ultimo conclave, e l’indiano Telesphore Toppo, arcivescovo di Ranchi. Stesso destino per Tauran, mentre il presidente dell’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica), Domenico Calcagno, anche lui bertoniano doc, faceva il suo esordio nella ‘banca vaticana’. L’ex vescovo di Savona, una passione per le armi da fuoco, prendeva il posto in commissione del cardinale Attilio Nicora. Quest’ultimo pagava dazio per essere entrato in rotta di collisione con Bertone dopo che un quotidiano italiano aveva pubblicato i contenuti di due lettere, firmate da Nicora, nelle quali si raccontava  la vera politica della Santa Sede sull’antiriciclaggio, né più né meno di quella adottata da un qualsiasi paradiso fiscale. Dissapori a parte, ufficialmente il porporato veniva sostituito alla luce di un rapporto di Moneyval sull’inserimento della Santa Sede fra i Paesi virtuosi nella lotta al terrorismo e al riciclaggio. Nel documento si chiedeva di sciogliere il conflitto d’interessi creato dalla presenza di Nicora sia nell’ente controllore, l’Autorità d’informazione finanziaria, che in un ente controllato, lo Ior.

STANDO al provvedimento di Ratzinger, Bertone e sodali avrebbero dovuto restare in commissione fino al 2018.  Questo era quanto sperava anche il cardinale, ancor più dopo che, a settembre, ha dovuto cedere l’ufficio di segretario di Stato a Parolin. Ma evidentemente Bertone, al quale è stato rimproverato uno stile accentratore e l’aver messo alla porta dello Ior senza troppi complimenti il presidente Ettore Gotti Tedeschi,  non aveva fatto i conti con Bergoglio che ieri ha scompaginato le carte e preso le distanze dalle scelte di Benedetto XVI sulla Vigilanza.  Se anche la ‘banca vaticana’ non scomparirà, il papa esige onestà e trasparenza nel Torrione di Niccolò V. E per far questo ha scelto personalmente gli uomini che reputa più idonei. Bertone, Scherer, Calcagno e Toppo avevano già dato.

 Giovanni Panettiere

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