Appello del Papa sui rifugiati, in 236mila potrebbero trovare casa nelle parrocchie italiane

L’ORDINE DEL PAPA SUI RIFUGIATI: OGNI PARROCCHIA D’EUROPA ACCOLGA UNA FAMIGLIA Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 7 settembre 2015 OLTRE duecentotrentaseimila profughi potrebbero trovare casa nelle parrocchie, nei santuari e nei conventi italiani dopo l’appello all’accoglienza lanciato dal Papa all’Angelus. Se l’aritmetica non è un’opinione, considerate le 59.165 strutture della Chiesa sparse lungo lo […]

L’ORDINE DEL PAPA SUI RIFUGIATI: OGNI PARROCCHIA D’EUROPA ACCOLGA UNA FAMIGLIA

Articolo pubblicato sul Qn (il Giorno, la Nazione, il Resto del Carlino), edizione del 7 settembre 2015

OLTRE duecentotrentaseimila profughi potrebbero trovare casa nelle parrocchie, nei santuari e nei conventi italiani dopo l’appello all’accoglienza lanciato dal Papa all’Angelus. Se l’aritmetica non è un’opinione, considerate le 59.165 strutture della Chiesa sparse lungo lo Stivale e ragionando su nuclei familiari di quattro unità, ammonta a tanto la massa potenziale di disperati che ‘sbarcherebbero il lunario’. A una condizione, però: che parroci e monache non si tirino indietro, magari su pressione di certi politici o fedeli cattolici che, in materia di immigrazione, salgono sulle barricate, vuoi perché ‘non possiamo prenderli tutti’, vuoi perché ‘rischiamo l’islamizzazione’.

D’ALTRONDE le difficoltà nell’accoglienza non mancano, sia a livello economico che di sicurezza, così come i precedenti delle polemiche. Il più clamoroso quest’estate a Crema, dove il vescovo Oscar Cantoni ha dovuto battere in ritirata dopo che alcuni genitori di una scuola materna diocesana avevano protestato fin sotto le finestre della Curia contro la proposta del presule di dare alloggio a una manciata di migranti in un ex convento adiacente all’istituto per l’infanzia. Per non parlare del braccio di ferro ancora in atto tra la Lega – in testa il governatore del Veneto, Luca Zaia – e i due vescovi pro-immigrati di Treviso e Vittorio Veneto. È andata meglio ai loro ‘colleghi’di Torino, Milano e Venezia che nei giorni scorsi hanno lanciato inviti all’accoglienza analoghi a quello di Francesco. «Il Papa ci indica la via. Faremo in modo che si possa il più possibile e in modo più breve dare seguito a questo appello», è la rassicurazione diretta a Bergoglio del presidente dei vescovi, il cardinale Angelo Bagnasco, ben conscio delle resistenze che le parole del Pontefice potrebbero incontrare soprattutto in un Nord-Est dal passato e dal presente cattolico duro e puro.

DALLA sua stanza a Santa Marta, Francesco segue costantemente quanto avviene in Italia. Non a caso, per fare ancora più presa sul popolo di Dio, ha voluto dare lui stesso il buon esempio, specificando che le due parrocchie del Vaticano, San Pietro e Sant’Anna, sono pronte a fare la loro parte, aprendo ciascuna le porte a una famiglia di profughi. Una risposta, neanche troppo velata, alle critiche di esponenti del Carroccio e dintorni al ritmo di ‘se li prenda lui gli immigrati’. Detto e fatto, come fa sapere l’arciprete della basilica di San Pietro, il cardinale Angelo Comastri: «Ci siamo messi subito al lavoro per individuare due appartamenti in Vaticano».

ITALIA, Santa Sede… Ma l’appello di papa Francesco, a cui si associa anche Benedetto XVI, è alle parrocchie e ai santuari di tutta Europa. Così, mentre il cardinale di Vienna, Christoph Schonborn, sabato ha accolto alla frontiera le centinaia di profughi arrivati a piedi in Austria dall’Ungheria, singoli vescovi, conferenze episcopali e Caritas del Vecchio Continente si organizzano per fronteggiare l’esodo. Intervenendo nel dibattito pubblico e allestendo brandine nelle canoniche. Con qualche dissonanza, però. Come nel caso della Chiesa ungherese, già in passato considerata troppo ‘morbida’ con Orban. «Accogliere i migranti per dare loro assistenza? Purtroppo non possiamo, perché potrebbe essere qualificato come illegale, traffico di esseri umani», si smarca il primate d’Ungheria, il cardinale Peter Erdo, arcivescovo di Budapest. Solo qualche giorno fa il suo ausiliare, monsignor Janos Szekely, interpellato sul muro magiaro alla frontiera con la Serbia, aveva parlato di «una soluzione forte, ma efficace».

Giovanni Panettiere

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