(Il teologo della liberazione, Giulio Girardi)

L’ITALIA perde una delle voci più autentiche della Teologia della liberazione. Si è spento domenica a Rocca di papa (Roma) l’86enne Giulio Girardi, figura di spicco nel dialogo tra comunisti e cattolici, nonché uno dei fondatori della corrente teologica che coniuga marxismo e fede cristiana. Dal 2006, nonostante non avesse mai perso la lucidità,  era costretto a letto in seguito a un ictus.

Nato al Cairo il 23 febbraio 1926, Girardi lega la propria fama all’esperienza del Concilio ecumenico Vaticano II e alle dinamiche del dissenso cattolico. Dopo aver trascorso l’infanzia tra Parigi e Beirut, completa gli studi in filosofia e teologia prima di ricevere l’ordinazione sacerdotale nella congregazione dei salesiani (1955). Appassionato oratore, inizia la carriera universitaria come docente di storia della filosofia e di metafisica alla facoltà salesiana di Torino per passare, nel 1960, alla pontificia università salesiana di Roma.

Sono gli anni del papato di Giovanni XXIII e dell’aggiornamento della Chiesa in una società in rapida evoluzione.  Alla luce delle sue conoscenze su marxismo e ateismo, come il papa Joseph Ratzinger e il costituente Giuseppe Dossetti anche don Girardi partecipa al Vaticano II in qualità di perito. Il suo contributo sarà fondamentale nella progettazione e stesura dello schema XIII, prima bozza della costituzione pastorale Gaudium et spes sul rapporto tra Chiesa e mondo. Senza dubbio il documento più famoso del Concilio.

In assemblea Girardi  ha modo di lavorare fianco a fianco con l’arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, nella sottocommissione sull’ateismo. I due sono e saranno sempre su sponde opposte. Così  Girardi, alcuni anni più tardi, ricorderà il futuro Giovanni Paolo II: <Durante i lavori fu evidente il contrasto fra l’atteggiamento combattivo di Wojtyla e la volontà di dialogo manifestata dalla maggioranza conciliare. Questo contrasto non si riferiva unicamente ai tempi dell’ateismo e del marxismo, ma in generale alla relazione del Vaticano II con il mondo moderno. Ora, il dialogo con il mondo moderno è stato forse l’atteggiamento caratterizzante della maggioranza conciliare e pertanto del Vaticano II>. Certamente non era facile, in quel momento, prevedere che <questo vescovo sarebbe giunto ad essere l’interprete ‘autentico’ del Vaticano II, che egli interpretava in una prospettiva conservatrice e del quale non aveva percepito la novità>. Schietto e tagliente come era suo costume, una volta morto il papa polacco,  Girardi sarà uno dei pochi intellettuali cattolici ad opporsi alla beatificazione lampo di Wojtyla. Mentre la piazza urla ‘santo subito’ farà discutere il suo Appello alla chiarezza, firmato insieme agli amici Giovanni Franzoni, già padre conciliare, e Filippo Gentiloni, vaticanista del Manifesto.

Sul piano politico nel post Concilio Girardi sostiene con slancio la necessità di una stretta collaborazione fra marxisti e cristiani. Questo già prima che nelle sedi Dc e Pci prendesse forma l’ipotesi di un compromesso storico. La congregazione salesiana non lo appoggia. I rapporti tra l’istituto e il teologo si fanno sempre più tesi.  Fino alla rottura. Prima, nel 1969, i salesiani lo espellono dall’ateneo di Roma  per <divergenze ideologiche>, poi Girardi viene radiato dalla congregazione (1977). Ma non finisce qui. Al sacerdote, come a molti altri esponenti del cattolicesimo sociale, non sarà risparmiata nemmenola sospensione a divinis. Per una delle figure più innovative della teologia italiana del Novecento inizia così un percorso di emarginazione ecclesiale che lo avvicinerà al maestro del modernismo tricolore, Ernesto Buonaiuti.

Negli ultimi anni della sua vita Girardi, già anima dei Cristiani per il socialismo, continua a seguire le vicende politiche ed ecclesiali del Sud America – noto il suo appoggio alla causa sandinista  in Nicaragua -, restando un punto di riferimento imprescindibile per i cattolici di base. Poderosa la sua bibliografia. Tra i volumi spicca Marxismo e cristianesimo (1965), con la prefazione del cardinale Franz Koenig, arcivescovo di Vienna. Il libro, nella sola versione italiana, conquisterà ben otto edizioni in meno di dieci anni. Degne di nota anche le opere Credenti e non credenti (1969) e La tunica lacerata (1986). Nel 2005 Girardi decide di aderire alla piattaforma progressista di Noi Siamo Chiesa. Fino all’ultimo giorno condividerà le frustrazioni di chi considera arenato il cammino di riforme avviato dal Vaticano II. Proprio lui che contribuì, in prima persona, a far entrare nel mito l’ultimo concilio ecumenico nella storia della Chiesa.

Giovanni Panettiere