Abusi su minori, il vescovo di Imola: la Chiesa è sotto attacco

(Monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola) Alla vigilia dell’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (21-25 maggio 2012), che discuterà e approverà le linee guida della Chiesa italiana per contrastare la pedofilia nel popolo di Dio, pubblichiamo la versione integrale dell’intervista a monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, dedicata proprio al tema degli abusi. Il testo è […]

(Monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola)

Alla vigilia dell’assemblea generale della Conferenza episcopale italiana (21-25 maggio 2012), che discuterà e approverà le linee guida della Chiesa italiana per contrastare la pedofilia nel popolo di Dio, pubblichiamo la versione integrale dell’intervista a monsignor Tommaso Ghirelli, vescovo di Imola, dedicata proprio al tema degli abusi. Il testo è già uscito, in versione ridotta, su Qn.net.

STATI UNITI, Irlanda, Germania, Belgio, Olanda. Paese su paese, scandalo dopo scandalo, non si spengono i riflettori sulla pedofilia nella Chiesa. A maggio la Conferenza episcopale italiana approverà le linee guida per contrastare un fenomeno che lacera e indigna la comunità. L’episcopato italiano studia come contrastare gli abusi, ma tra i vescovi non manca chi denuncia una campagna denigratoria ai danni della Chiesa. Sguardo obliquo, voce decisa, monsignor Tommaso Ghirelli, classe 1944, pastore di Imola, abbozza un sorriso prima di affondare il colpo. «Non nascondo la mia vergogna per quanto è emerso, la mia profonda solidarietà per le povere vittime, ma neanche il mio sdegno per le speculazioni – incalza il presule, cresciuto alla scuola del cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo emerito di Bologna— ordite da certa stampa, da avvocati americani, che definirei piuttosto avvoltoi, e dai tanti avversari della Chiesa».

Vescovo Ghirelli, la comunità cattolica è sotto assedio?

<In certi ambienti ogni infamia può essere impunemente attribuita ad uomini di Chiesa, mentre con altre persone si è più cauti. Recentemente un giornalista, Francesco Agnoli, ha riferito di gravi condanne inferte negli Usa ad educatori di un’altra religione senza che la stampa ne facesse parola. Quando ha fatto rilevare ad altri colleghi questa disparità di atteggiamento, gli è stato risposto che quelle condanne non facevano notizia. Eppure, dati alla mano, il 97% delle violenze sono commesse in famiglia>.

Basta un dato per scagionare la Chiesa?

<L’umanità è peccatrice, anche la comunità cattolica è fatta di peccatori. Ma non si deve dare l’idea che sia il solo, unico ambiente in cui si nascondono i pedofili. Non è poi inutile, sempre per evitare di fare di ogni erba un fascio, distinguere tra vera pedofilia ed efebofilia, ovvero i rapporti sessuali precoci con adulti>.

Generalizzare è scorretto, resta il fatto, però, che in Olanda la commissione indipendente, voluta dallo stesso episcopato locale per far luce sulla piaga degli abusi, ha riscontrato, tra il 1945 e il 2010, ben 800 chierici o religiosi autori di violenze. Non è comprensibile lo smarrimento dell’opinione pubblica, anche cattolica?

<Sì, ma il discorso va completato. Non sono solo i cattolici ad avere questo tipo di problema. Perché non andiamo a vedere cosa accade nelle altre Chiese cristiane?>.

Nella comunità cattolica registra un incremento degli abusi commessi da chierici?

<Non mi pare, piuttosto in questi ultimi anni nella Chiesa assistiamo ad un altro modo di affrontare la questione>.

Cosa è cambiato?

<In questi anni abbiamo visto e sperimentato che la preoccupazione prevalente di evitare lo scandalo non era la strada giusta. Una simile presa di coscienza è il risultato anche di una ricerca d’informazione più obiettiva e completa in seno all’opinione pubblica, ma, tra i mass-media, non mancano ancora tendenze fortemente negative>.

Belgio, Germania, Olanda, tre Chiese liberal sfregiate dalla pedofilia. Esiste una correlazione tra una pastorale progressista e il diffondersi degli abusi?

<Non lo so, sottolineo, però, che nel 2010 il papa ha scritto una lettera alla Chiesa di Irlanda, non certo una delle più progressiste in Europa, nella quale denuncia come, a cavallo degli anni ’60 e ’70, anche nella comunità ecclesiale ha fatto presa la cosiddetta ‘liberazione sessuale’. Ciò ha comportato alcune difficoltà di carattere educativo, pedofilia inclusa>.

La colpa è del Sessantotto?

<No, di certo il fenomeno è sempre esistito. Diciamo che in quella fase è venuta meno la chiarezza per affrontare il problema con il giusto rigore. L’ipocrisia del buonismo e del permissivismo costituisce un’insidia ben peggiore della severità in campo morale>.

Nel 2010 il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna,criticò apertamente l’ex segretario di Stato Vaticano, Angelo Sodano, accusandolo di aver sottovalutato il problema della pedofilia nella Chiesa. Schoenborn è stato imprudente?

<Non mi sento di giudicare il comportamento del primate di Austria. So solo che il papa l’ha richiamato sul punto, non gradendo un’esternazione fatta al di fuori della sede adatta>.

Almeno fino a qualche tempo fa nella Chiesa, in alcuni casi, i parroci sospettati di abusi venivano spostati da una parrocchia all’altra. Era un sistema valido nel contrasto alla pedofilia?

<Stando a quanto si racconta del passato, mi sembra che potesse essere utile nel caso di un prete autore incidentalmente di una violenza. In questo modo lo si distoglieva dalla grave situazione che aveva creato, salvo il corso della giustizia. Nell’ipotesi, invece, di un sacerdote affetto da vizio conclamato di pedofilia questo ipotetico sistema non faceva altro che trasferire il danno>.

Il diritto canonico non prevede un obbligo esplicito di denuncia, da parte di un vescovo, del prete sospettato di abusi. Come mai?

<Semplicemente, perché il vescovo non è un ufficiale civile. Inoltre, trovandosi a raccogliere informazioni strettamente personali, è tenuto al segreto. Bisogna, però, chiarire un punto>.

Prego.

<Quando al vescovo giungesse notizia di qualche sospetto su un prete, significherebbe che il fatto è conosciuto e normalmente in questo caso la magistratura è già stata informata. Se non fosse così, il vescovo cercherebbe comunque di convincere in tutti i modi il prete a costituirsi>.

E secondo lei un pedofilo va dalla polizia?

<Lo si spera, anche per non aggravare la sua posizione>.

Negli ultimi anni i vescovi belgi, tedeschi ed olandesi hanno istituito delle commissioni ad hoc per raccogliere e sondare le varie denunce di abusi sul loro territorio. Può essere una strada applicabile anche in Italia’?

<Non credo, i contesti sono completamente diversi. Nel nostro Paese non sarebbe facilmente pensabile quello che è successo due anni fa in Belgio, dove la polizia ha fatto irruzione nella sala nella quale si stava svolgendo l’assemblea dei vescovi e li ha tenuti segregati per ore>.

In Italia i rapporti con polizia e magistratura sono migliori?

<Per fortuna sì. Non c’è tensione, perché non c’è volontà di nuocere e perché la popolazione nutre tuttora una profonda fiducia nella Chiesa e nei suoi ministri, fiducia non immotivata. Lo dimostra il fatto che, nonostante la martellante insistenza dei mass media su queste e altre mancanze attribuite ad uomini di Chiesa, il rapporto di fiducia in generale non risulta incrinato>.

Come vescovo che idea si è fatto del prete pedofilo?

<Non è possibile tracciare una sola fisionomia. Esistono due tipologie di sacerdoti segnati dal problema: i presbiteri, che nella loro maturazione sessuale hanno avuto certe tendenze, sono caduti, ma si sono rialzati, e i sacerdoti con una personalità purtroppo già tarata da questo tipo di disturbo>.

I seminari come stanno affrontando il problema?

<Nella formazione del prete oggi viene data più importanza all’aspetto psicologico e antropologico, anche perché si registra una diversità rispetto al passato: l’innalzarsi dell’età delle vocazioni>.

Ciò cosa comporta?

<Che in seminario entrino non più dei preadolescenti, ma dei giovani, i quali hanno già una personalità formata e una loro storia>.

Capitolo vittime. Come tornare ad infondere fiducia nella Chiesa a chi ha subito una violenza ad opera di un prete?

<Occorre far leva su tutte le occasioni e i mezzi per lenire le ferite. Il papa fa benissimo ad incontrare le vittime dei pedofili. La Chiesa pone sempre al centro la persona che soffre. In questo caso al primo posto deve esserci chi ha patito l’abuso da parte di un sacerdote. Ma lo stile con cui ciò viene fatto deve essere sempre quello della riservatezza. A parte gli errori commessi, resta vero che non tutto deve diventare di dominio pubblico. Altrimenti che senso avrebbe tutelare la privacy? Così, il diritto–dovere di informazione va armonizzato con quello del rispetto e della prudenza>.

Tradotto?

<Fino a quando una persona non è riconosciuta colpevole, si deve presumere che sia innocente. C’è poi l’aspetto della riparazione che riguarda sì l’ambito economico, ma molto di più quello morale. Nella missione della Chiesa è insito il compito della riparazione del male commesso da qualunque uomo, anzitutto dai suoi membri. Questo compito viene assolto con la preghiera, la penitenza e le opere buone; anch’io conosco molte persone che offrono le loro sofferenze in riparazione dei peccati propri e altrui>.

Giovanni Panettiere, Imola, 7 gennaio 2012