Ridate ad Alemanno la casa di Lucio Dalla

Adesso che è passato un anno. Adesso che abbiamo festeggiato in Piazza Maggiore. Adesso che abbiamo cantato. Adesso che ci siamo divertiti. Adesso che ci siamo commossi. Adesso… Adesso possiamo rendere pubblico ciò che si vocifera da dodici mesi sotto le Due Torri e non solo sotto le Due Torri bolognesi, ma un po’ in tutta Italia?  […]

Adesso che è passato un anno. Adesso che abbiamo festeggiato in Piazza Maggiore. Adesso che abbiamo cantato. Adesso che ci siamo divertiti. Adesso che ci siamo commossi.

Adesso…

Adesso possiamo rendere pubblico ciò che si vocifera da dodici mesi sotto le Due Torri e non solo sotto le Due Torri bolognesi, ma un po’ in tutta Italia?  E scandalizza? L’argomento è delicato: l’eredità di Lucio Dalla. I soldi, le case, gli oggetti, il patrimonio in generale.  Marco Alemanno _ che per anni è stata l’ombra inseparabile del grande Lucio: allievo, figlio, fratello, amico, compagno o chissà cosa: se non ha voluto dare un’etichetta Dalla a questo rapporto non vedo perchè dovremmo farlo noi _ non si è beccato nulla. Nè un euro, nè un quadro, nè una proprietà immobiliare.  Sono spuntati lontanissimi parenti che (leggi alla mano) hanno ottenuto l’eredità e l’altra sera hanno fatto festa con Bologna dall’appartamento di Lucio (ora loro)  di via D’Azeglio. Alemanno non abita più lì, praticamente è stato sfrattato.

Questa non vuole e non può essere una condanna ‘legale’ di quanto sta accadendo, ma un giudizio morale spero che si possa dare ancora in questo Paese.  E io do questo giudizio: non è bello. Non ne faccio, intendiamoci, una questione sociale, intendiamoci, perchè comunque Alemanno non fa e non farà la fame; anzi, in qualche società del grande giro era già entrato e una parte dei diritti li incassa  da tempo. Ne faccio una questione di buonsenso, buongusto, equità: Marco ha trascorso migliaia e migliaia di giorni e notti con Lucio, ha diviso per anni con lui l’appartamento di via d’Azeglio e, immagino, in questi mesi avrà dovuto anche discutere per dimostrare se un regalo ricevuto da Lucio (un quadro, un orologio, un soprammobile…) gli spettasse oppure no. L’aveva appeso lì, sul loro muro che ora non è più il suo muro e quindi non è più suo nemmeno il regalo.

Con tutto il rispetto, non credo che gli eredi legittimi _ che pure hanno pienamente ragione dal punto di vista delle carte bollate _ morirebbero di stenti  se lasciassero una buona fetta della torta a colui che ha diviso con Lucio una parte fondamentale (quantità e qualità) della vita, sicuramente più di loro.

Ecco, io non voglio offendere ne tantomeno criminalizzare qualcuno. Butto là un’idea: sarebbe bellissimo se arrivasse un gesto di buon senso, di abbraccio collettivo, di vera riappacificazione (se lite o tensione c’è stata o c’è onestamente non lo so, ma immagino che eredi e Alemanno non vadano tutti i giorni a pranzo assieme): nel nome di Lucio.

Qualcuno sostiene: poteva pensarci Lucio stesso a regolamentare una situazione che, sapeva, avrebbe potuto creare grossi equivoci. A questo legittimo dubbio, possono nascere mille domande e mille risposte. A me viene in mente la più banale e semplice, per un vulcano come Lucio affamato di vita e realtà: lui non ci pensava proprio alla morte, alla sua morte. Sembra sempre un evento lontanissimo, anche se non si hanno più 20 anni.  

 E se forse (come mi hanno riferito ultimamente) aveva cominciato proprio nelle ultime settimane ad entrare nell’ottica delle idee di mettere ordine al suo patrimonio (la casa di via D’Azeglio ad Alemanno, quella delle Tremiti ad X, eccetera eccetera) non ha poi avuto il tempo materiale di rendere esecutivo il suo pensiero. Un infarto lo ha ammazzato in Svizzera.

Ora _ e c’è ancora tempo, davvero ! _ non ammazziamo del tutto anche il buonsenso. Non nascondiamoci dietro carte bollate, postille, leggi. L’anima di un essere umano può essere ben più grande di queste costruzioni artificiali _ necessarie, ma spesse difensive _ dello stesso essere umano. Me lo fate scrivere? Alemanno non può essere tenuto in un angolo. Dico sottovoce: non spetterebbe a lui la casa di via D’Azeglio?  

 

Ps. A scanso di equivoci:  non conosco Marco Alemanno, non gli ho mai parlato e dubito che queste righe _ casomai dovesse leggerle _ potranno fargli troppo piacere. Forse gli complicheranno ancora di più (spero tanto di no) i rapporti con gli eredi. Ma credo che questa commedia degli equivoci e forse delle ipocrisie (che dovrà  anche rimanere questione privata ma che per la popolarità di Lucio Dalla ha per forza anche delle valenze pubbliche) debba finire.