Mentre scrivo non si sa ancora nulla sull’identità e sulla storia della donna (sempre che sia stata una donna) che ha abbandonato ieri alle 12 una bimba neonata  in un cassonnetto dell’immondizia, in pieno centro a Bologna, a due passi dalla Curia.

Io abito a cento metri da quel punto e stamattina sono andato lì, a vedere quel luogo, quel cassonetto e ho provato a immaginarmi, ho cercato di immedesimarmi, nella cattiveria o nella disperazione (scegliete voi),  di quella donna o di quell’uomo che hanno compiuto un simile gesto.

Non mi va di giudicare, una storia simile non ha bisogno di soloni o chissà cosa. Provo solo a vedere il lato positivo di una vicenda che sembra essere tutta balorda, negativa. Maria Grazia _ questo il nome che è stato dato alla bimba oggi in ospedale_ è viva. Sì, viva: e questa è proprio una grazia.

Il gesto compiuto (scaricarlo in un cassonetto) è ignobile, lo sappiamo bene e non abbiamo bisogno di ripetercelo. Però _ ecco il lato positivo _ facendola nascere e poi scaricandola in un posto dove c’era qualche possibilità (poche possibilità, lo so) che Maria Grazia fosse ritrovata,  abbiamo dato una chance a questa creatura.

fatemelo scrivere: abortirla sei mesi prima _ e anche sei mesi fa Maria Grazia era quella roba lì, unica e irripetibile _ sarebbe stato politicamente e giuridicamente corretto, ma quella bimba che ieri a mezzogiorno piangeva infreddolita  non sarebbe mai nata. L’avremmo scaricata (non in un cassonetto, ma dalla vita) ancora prima.