Quel giorno nel Mistero con Tonino Guerra

Chissà perché quando una persona muore, quando un grand’uomo muore, si tende sempre a tirarlo per la giacca, farlo diventare un cristiano, un convertito  o un chissà cosa dell’ultima ora. Tonino Guerra si definiva un ‘comunista zen’ e di questo ne andava fiero. Forse, fino all’ultimo, è stato ‘comunista zen’,  forse è rimasto anche un […]

Chissà perché quando una persona muore, quando un grand’uomo muore, si tende sempre a tirarlo per la giacca, farlo diventare un cristiano, un convertito  o un chissà cosa dell’ultima ora. Tonino Guerra si definiva un ‘comunista zen’ e di questo ne andava fiero. Forse, fino all’ultimo, è stato ‘comunista zen’,  forse è rimasto anche un po’ mangiapreti. Cose sue, non mi va di manipolare il suo intimo e personalissimo percorso di vita.

Sottovoce, mi piace testimoniare una cosa che ho vissuto con lui e che mi fa dire con certezza: Tonino i conti con il Mistero li faceva, eccome se li faceva.

Due anni fa ero a pranzo a casa sua, a Pennabilli. Una bella giornata di sole. Un pranzo speciale nella sua banalità. Un piatto di spaghetti al pomodoro, un menù semplicissimo per me, per lui e per Marisa, una comune e cara amica. Poi una rapida passeggiata a guardare l’infinito dai monti del Montefeltro. E lui _ con quel suo modo di fare che sapeva essere in certi momenti duro e scontroso,  in altri dolcissimo _ guardandomi negli occhi dopo aver ammirato la bellezza di quest’infinito mi disse: ‘Ci deve essere per forza un creatore dietro tutto questo splendore’.

Siamo rimasti in silenzio, sospesi in quel Mistero che forse da ieri, per Tonino, è un po’ meno mistero.