La strage dei bambini sulle strade

Un altro lenzuolo bianco e, sopra, un mazzo di fiori: quando non escono più neppure le parole, la pietà umana si esprime anche così. Ancora due vittime innocenti: sono quattro, in quattro giorni. Gionatan, 3 anni, domenica sera a Ravenna; Anna, 8, il giorno dopo a Jesolo; Salvatore, 5, mercoledì notte a Rubiera di Reggio […]

Un altro lenzuolo bianco e, sopra, un mazzo di fiori: quando non escono più neppure le parole, la pietà umana si esprime anche così.

Ancora due vittime innocenti: sono quattro, in quattro giorni. Gionatan, 3 anni, domenica sera a Ravenna; Anna, 8, il giorno dopo a Jesolo; Salvatore, 5, mercoledì notte a Rubiera di Reggio Emilia; Adam, 2, ieri pomeriggio a Minerbio di Bologna. 18 anni in quattro: uno strazio.

E viene la pelle d’oca a guardare le foto che pubblichiamo in questa pagina. Del lenzuolo bianco con i fiori, istantanea della tragedia di Rubiera, sì: ma soprattutto della ‘carne’, delle facce di questi bambini, dei loro volti, dei loro sorrisi, del loro presente che ormai è diventato solo passato, di un futuro che non c’è più, divorato in un attimo dal fato, dal destino, dall’incoscienza di qualcuno o da chissà cosa, dannazione. Gionatan, Anna, Salvatore, Adam: piccoli angeli.

Vorremmo urlare: fermiamo questa strage di bambini.

Facile urlarlo, facile scriverlo: ma come si fa? E allora evitiamo di cadere nella retorica, nelle solite frasi fatte. Tante volte ci si prova a consolare cercando a tutti i costi un colpevole che possa, se non ridurre il dolore, sfamare almeno il nostro grido disperato di giustizia. Ma di fronte a un bambino che muore a 2, 3, 5 o 8 anni, non c’è nulla — nulla — che possa consolare una madre, un padre. E molte volte — smettiamola anche con la caccia alle streghe — non c’è neanche un colpevole su cui sfogare tutta la nostra rabbia, la nostra impotenza.

Però bisogna essere seri, chiari: in alcuni casi il colpevole invece c’è. Prendiamo l’esempio di Ravenna con la morte del piccolo Gionatan travolto per decine di metri da un’auto pirata: se davvero Dimitrov Krasmir, presunto pirata attualmente in carcere, sarà riconosciuto colpevole e se davvero questo signore, oltre che fuggire, aveva bevuto dieci birre e vari cocktail poco prima di mettersi alla guida zigzagando per il Ravennate, dovrà in primis scontare una pena equa, senza buonismi o fanatismi. Nessuno, per capirci, vuole buttare via le chiavi della sua cella. Ma le chiavi della sua macchina sì. Se colpevole, il pirata di Ravenna merita l’«ergastolo» della patente. Non ha più il diritto di guidare un’auto, punto. Ci sembra l’unica umana giustizia per un’ingiustizia troppo grande come la morte di quei quattro angioletti lassù.