UN MIO COMMENTO SU IL RESTO DEL CARLINO DI OGGI

BRAVI. Grazie. I giudici del Tribunale di Firenze, sospendendo ieri pomeriggio la decisione con cui avevano deciso di togliere il bimbo di tre anni alla mamma in cura presso la comunità terapeutica di San Patrignano, hanno dimostrato umanità e buonsenso. Si può sbagliare nella vita, anzi si sbaglia in continuazione, ma l’importante è avere l’onestà e la forza di ammettere i propri errori. Correggerli, quando si può. Forse questi giudici — presi dal lavoro che abbonda, dalla burocrazia e dai protocolli — si erano dimenticati, o non ne avevano avuto il tempo, di guardare in faccia la realtà. La realtà della vita, che esonda sempre e può travolgere (per fortuna) codici e carte da bollo. La realtà della vita che aveva fatto dire al responsabile del settore legale di San Patrignano che il bambino, in un mese a mezzo, finalmente al fianco di sua madre, «ha ricominciato a mangiare con le posate e non più con le mani, ha stabilito amicizie, gioca, dorme, viene protetto». Insomma, è un altro bimbo. Felice, forse: non più disperato, di sicuro
Forse questi giudici, fino a 48 ore fa, si erano limitati a studiare profili, verbali, protocolli trascurando la cosa più importante: guardare in faccia il bambino o almeno ascoltare chi lo guarda in faccia tutti i giorni quel bambino. C’è voluto uno scossone mediatico per provocare il più logico dei dietrofront, ma va bene così.
Qua la mano giudici di Firenze. Bravi. Grazie.

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