La bella (e la brutta) addormentata

Nell’ultimo mese molti mi hanno chiesto un parere sul film di Bellocchio ‘La bella addormentata’, in qualche modo ispirato alla vicenda di Eluana Englaro. Quattro storie si intrecciano fra loro proprio mentre a Udine si consumava la fine della ragazza rimasta per quasi 20anni in stato vegetativo. Ieri, finalmente, sono andato al cinema e vedere […]

Nell’ultimo mese molti mi hanno chiesto un parere sul film di Bellocchio ‘La bella addormentata’, in qualche modo ispirato alla vicenda di Eluana Englaro. Quattro storie si intrecciano fra loro proprio mentre a Udine si consumava la fine della ragazza rimasta per quasi 20anni in stato vegetativo.

Ieri, finalmente, sono andato al cinema e vedere questo film e ora posso davvero esprimere un parere vero, non basato su pregiudizi o commenti di amici, ma su ciò che ho visto con i miei occhi e sentito con le mie orecchie.

Allora: il film mi sembra di buon livello generale (eccezionale, a mio avviso, l’imterpetazione del bravissimo Tony Servillo): buon livello non significa stratosferico, come molti soloni ci hanno voluto far credere, ma neppure misero _ come detto da altri con il prosciutto del pregiudizio davanti agli occhi.

Poi ci sono delle inesattezze, gravi, che a mio avviso vanno sottolineate non una ma cento volte. Una delle rpotagoniste del film (Rosa) è una ragazza in stato vegetativo che non si muove dal letto, non muove gli occhi, non muove nulla, è attaccata a un respiratore. Visto l’accostamento, chi non è veramente dentro l’argomento è legittimato a pensare: ‘E’ come Eluana’. Invece no, perchè Eluana Englaro veniva portata in giardino in carrozzina, dormiva e si svegliava, muoveva gli occhi e non era attaccata a nessuna macchina.

Altra grave inesattezza: l’eccellente Tony Servillo-senatore racconta del calvario di sua moglie, malata probabilmente di cancro e giunta agli ultimi giorni, se non ore, della sua vita. Ormai stanca e quasi morta, la donna chiede al marito di farla finita e lui, in qualche modo, la accontenta, staccandole un tubicino. Anche in questo caso viene spontaneo l’accostamento ad Eluana e viene spontaneo anche dire: ‘L’ha fatto per amore’.  Ma la differenza è abissale, perchè mentre la moglie di Servillo stava morendo, Eluana non stava morendo, ma era gravissimamente disabile. Ecco, in questa società non riusciamo a cogliere la differenza fra malattia gravissima che ti sta conducendo alla morte e disabilità. Il giorno in cui arriveremo a cogliere questa differenza, allora possiamo forse anche affrontare il secondo passaggio e chiederci: ha senso vivere come Eluana? Ma dobbiamo avere il coraggio di fare questo passaggio e porci questa domanda, altrimenti diventa tutto falso, retorico, finto.