Luca Barbareschi ha cominciato così:  ‘Ho 56 anni, una moglie e cinque figli. Sono riuscito a costruirmi una vita normale, ma non è stato per niente facile, perché da bambino sono stato vittima di un abuso sessuale. E quando succedono cose del genere ti restano per forza delle cose dentro.  Si diventa aggressivi, come ha detto poco fa il ministro Severino, e spesso questa aggressività é rivolta verso se stessi. Precipita l’autostima, ci si autodistrugge. Io ce l’ho fatta ad uscire da questo tunnel ma posso assicurarvi che é stata dura’.
Sincero, profondo e umano l’attore-onorevole, che a Roma ha presentato la quarta “Giornata Nazionale contro la Pedofilia e Pedopornografia” e ha approfittato dell’occasione per lanciare un video-cartone semplice ed efficace, che andrebbe trasmesso in tivù e nelle scuole (lo potete vedere nell’home page di www.quotidiano.net) perché di fronte a questa problematica c’è sempre troppa censura, troppa superficialità. Lo stesso Barbareschi, al termine del convegno, mi ha raccontato che quando quattro anni fa lanció questa iniziativa era solo, solissimo, e ha ricevuto delle minacce più o meno velate, forse anche perchè esistono  delle lobbies pedofile (persino in Parlamento) che preferiscono tenere sotto traccia l’argomento. Invece bisogna parlarne, insistere, sensibilizzare come ha fatto con quel video la Fondazione Barbareschi. L’orco non è così lontano, puó essere dietro l’angolo: dietro casa mia mentre scrivo, vicino casa tua mentre leggi. Per entrare nelle dinamiche perverse di questo fenomeno, ho chiesto l’aiuto di un criminologo, Michele Frigieri, esperto di pedofilia, intervenuto nel dibattito romano alla Camera dei Deputati.  Ecco il suo contributo.

 

di Michele Frigieri

La pedofilia è sempre più in agguato, vietato abbassare la guardia. I dati presentati anche ieri a Roma rilevano un costante aumento delle denunce e, come sottolinea il Direttore della Polizia Postale Apruzzese, un preoccupante incremento degli adescamenti tramite internet attraverso l’utilizzo di chat-rooms, social networks e siti dedicati ai bambini e preadolescenti. Il pedofilo crea una fake identity, un’identità fasulla, presentandosi come coetaneo del minore, stabilisce un legame con atteggiamenti amichevoli per poi richiedere foto, iniziano i complimenti, il/la ragazzo/a si sento gratificato/a e aumenta il livello di confidenza, si forniscono informazioni sempre più private: dove si vive, che scuola si frequenta, il proprio numero di telefono, cosa fanno i genitori e quali sono gli orari in cui si è a casa da soli… Domande apparentemente banali ma che offrono all’adulto la possibilità di stabilire una connessione profonda, una fiducia che potrà portare il minore a inviare materiale di se stesso nudo o a esibirsi in webcam o ancora, nel peggiore dei casi, ad invitare l’amico virtuale a casa propria quando si sa di essere soli.

La produzione e il consumo del materiale pedopornografico sono diventati uno dei business con i maggiori indici di guadagno e, talvolta, non si tratta di soggetti con un desiderio sessuale rivolto ai minori, quanto di persone disturbate che trovano la gratificazione nel compiere atti di tipo aggressivo e sadico. Ormai da anni è noto il fenomeno degli snuff movies, filmati in cui neonati, o poco più, sono seviziati e penetrati fino alla morte per sventramento. E’ importante così comprendere quanto il fenomeno dell’abuso sessuale minorile non riguardi solo il “pedofilo”, ma comprenda una realtà multiforme e altrettante linee di intervento per ridurne l’incidenza e tutelare i bambini da queste realtà.

La maggior parte delle violenze sessuali agite si registra nell’ambito intrafamiliare, nel contesto teoricamente più “protetto”, in cui uno dei genitori o dei parenti più stretti è l’autore del reato: il bambino difficilmente potrà così elaborare il concetto di violenza, o più semplicemente di ingiustizia perché gli viene insegnato che mamma e papà, piuttosto che i nonni, sono l’esempio da seguire e quello che fanno è sempre giusto, sempre buono. L’adulto, inoltre, spesso sottolinea al minore quanto sia importante la segretezza di quanto accaduto, perché è un gioco esclusivo, perché se sarà detto a qualcun altro allora ci si arrabbierà, perché è il bambino che lo ha voluto.

La posizione asimmetrica di una relazione adulto-minore mette quest’ultimo nella condizione di sentirsi in colpa e se si prova vergogna sarà ancora più difficile decidere di raccontarlo a qualcuno perché ci si sentirà giudicati, sporchi, cattivi … e un bambino impara presto che se fa il cattivo sarà punito.

di Michele Frigieri