Errani è stanco, parte la corsa per la successione

Un mio articolo su Il Resto del Carlino del 30 dicembre 2011. Vasco Errani è stanco di fare il presidente della Regione Emilia Romagna. Privatamente lo ripete da tempo agli amici più stretti, pubblicamente non lo confesserà mai: ha troppo alto il senso del dovere per lasciare nel caos il Palazzo di viale Aldo Moro. […]

Un mio articolo su Il Resto del Carlino del 30 dicembre 2011.
Vasco Errani è stanco di fare il presidente della Regione Emilia Romagna. Privatamente lo ripete da tempo agli amici più stretti, pubblicamente non lo confesserà mai: ha troppo alto il senso del dovere per lasciare nel caos il Palazzo di viale Aldo Moro. La sua stanchezza è in fondo fisiologica. Errani fa il governatore dal 3 marzo 1999 (subentrò in corsa ad Antonio La Forgia) ed è stato eletto tre volte: 2000, 2005, 2010. Già nel 2010 pensò seriamente di non ricandidarsi: il partito (Pd) lo ha convinto a restare al suo posto, anche perché valide alternative non c’erano.

Ma cosa succederà nel futuro, più o meno immediato? Le possibili ipotesi sono tre e si intrecciano a filo doppio con le elezioni politiche nazionali.

Prima possibilità: Monti non regge, il governo Monti si sfascia e già nel 2012 si va al voto. Errani potrebbe essere chiamato a Roma come parlamentare (ma è difficile che lui accetti: vale il discorso del suo senso del dovere) oppure, in caso di vittoria del centrosinistra, come ministro (e in quest’ultima ipotesi il governatore non potrebbe dire no). Ecco che allora anche il ‘governo’ regionale dell’Emilia Romagna dovrebbe essere riformato, passando da elezioni anticipate.

Seconda possibilità: per le politiche nazionali si vota regolarmente nel 2013. Vale il discorso fatto per l’opzione numero uno.

Terza possibilità: Errani resta in sella regolarmente fino al 2015 e poi, finito il mandato, andrà da qualche parte a Roma, al primo giro possibile.

Ma se — 2012, 2013 o 2015 che sia — Errani lascerà, chi correrà per il centrosinistra alla conquista della poltrona di governatore? Facciamo cinque nomi: Gian Carlo Muzzarelli, attuale (potente) assessore regionale alle Attività produttive, favorito numero uno se il cambio avverrà a breve. A ruota c’è Daniele Manca, ‘cocchino’ del Pd, classe 1969, sindaco di una città da sempre laboratorio del partito (Imola); poi Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia, nome più trasversale essendo di provenienza Margherita. Infine, opzioni validissime soprattutto in prospettiva, altri due rampanti democratici: Stefano Bonaccini, segretario regionale, e soprattutto Matteo Richetti, presidente ‘rottamatore’ del Consiglio regionale, inviso però dall’apparato del Partito Democratico.
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