Clara, Lejeune e la lezione sui bimbi down

Ieri sera, a Bologna, al teatro Manzoni, durante un incontro pubblico in un salone strapieno, ho avuto l’onore di intervistare una grande donna: Clara Gaymard Lejeube, presidente del General Elettric in Francia, inserita fra le 50 donne più potenti del mondo, mamma di nove figli e figlia di un quasi santo: Jerome Lejeune, medico francese papà […]

Ieri sera, a Bologna, al teatro Manzoni, durante un incontro pubblico in un salone strapieno, ho avuto l’onore di intervistare una grande donna: Clara Gaymard Lejeube, presidente del General Elettric in Francia, inserita fra le 50 donne più potenti del mondo, mamma di nove figli e figlia di un quasi santo: Jerome Lejeune, medico francese papà della genetica, un uomo che a 33 anni (nel 1959) scoprì l’origine della sindrome di down. Per Lejeune si è chiuso meno di un anno fa il processo di beatificazione.

Nel corso dell’incontro-intervista con Clara Gaymard Lejeune si sono dette tantissime cose. Mi ha colpito (e fatto venire la pelle d’oca) il finale di Clara. Io le ho chiesto: cosa si sente di dire ai genitori di bambini down o a quelle future mamme alle quali è stata diagnosticata la sindrome per il bimbo che portano in grembo? E lei ha detto: qualcosa del genere è successo a una tata di una mia figlia. Aveva già un figlio, ha scoperto che il suo secondo figlio sarebbe nato down. Era disperata e mi ha chiesto: cosa devo fare? Io le ho detto solo due cose: 1) ma se la tua attuale figlia si ammalasse tu le vorresti bene, la cureresti? E lei mi ha risposto: sì, ovviamente sì. 2) ma tu ami il figlio che stai portando in grembo? E lei: Sì, certo che sì. Ho chiuso così: allora non aggiungo altro, hai già la risposta in tasca.

E per due minuti, al teatro Manzoni, sono piovuti applausi. Quasi una standing ovation.