Un mio commento sul Carlino di martedì 28 agosto dopo 100 giorni dal terremoto che ha devastato l’Emilia.

 

Cento giorni, sono già passati cento giorni. Eppure ci sono ancora le macerie: tante, troppe. Eppure ci sono ancora gli sfollati: tanti, troppi. Eppure ci sono ancora le aziende ferme: tante, troppe. Eppure ci sono ancora le scuole inagibili: tante, troppe.
Lo abbiamo scritto e riscritto mille volte: il Carlino è e continuerà a essere la ‘sentinella’ della gente dell’Emilia devastata dal sisma del 20 e del 29 maggio.
Vigiliamo e vigileremo.
Non siamo qui per fare processi. Vogliamo solo e soltanto essere ‘costruttivi’, nel senso letterale della parola. E ci è piaciuto ieri Vasco Errani, governatore dell’Emilia Romagna (e commissario governativo per il terremoto) che ha dato sollievo e speranza al popolo di Modena, Ferrara, Reggio e Bologna (vedi articolo qui a fianco di Andrea Zanchi).
Però non basta, ed Errani lo sa benissimo. C’è ancora troppa burocrazia che blocca la rinascita. Ci sono un’infinità di norme confuse e un po’ cervellotiche che complicano la vita a chi ha già sofferto abbastanza e pure a coloro che devono applicarle. Il risultato? A volte si perde tempo. Alcune foto che pubblichiamo nella pagina qui a fianco (scattate ieri e 100 giorni prima) dimostrano che i conti ancora non tornano perché è vero che le ruspe sono al lavoro — esempio: il centro commerciale di Cavezzo — ma possibile che dopo cento giorni ci siano ancora tutte quelle macerie lì attorno? L’altra sera, alla festa del Pd, Errani è stato contestato da due imprenditori, esasperati: hanno una moglie in coma e la loro azienda ancora sotto i calcinacci. Quei due signori sono il simbolo della realtà vera del terremoto. Bisogna dare (da Bruxelles, Roma e Bologna) risposte sempre più chiare e rapide a questa gente.