Chiuso l’aeroporto di Forlì, ecco un mio commento sul Carlino di oggil

QUESTA è la cronaca di un suicidio annunciato e scontato. Eppure la politica e la burocrazia hanno cercato strade tortuose e pericolose (per anni e anni: buttando via milioni e milioni di euro pubblici) nel tentativo di salvare uno scalo insalvabile.
Sì, insalvabile: perchè, parliamoci chiaro, tre aeroporti nell’arco di 120 chilometri (Bologna, Forlì e Rimini) sono troppi. E qualunque persona di buonsenso si doveva rendere conto, già da tempo, che l’«agnello sacrificale» non poteva che essere Forlì, schiacciato dalla capitale Bologna e dalla metropoli turistica Rimini.
Forse ci voleva un saggio vigile urbano — a livello di amministrazione regionale, ad esempio: altrimenti che ci sta a fare una Regione se non è neanche capace di ‘dirigere il traffico’ nella sua terra? — che, direttamente e senza sotterfugi, doveva spegnere i legittimi e umani orgogli cittadini e campanilistici dei forlivesi.
Invece sul ‘Ridolfi’ hanno continuato a volare tanti, troppi signor Tentenna che alla fine hanno fatto il male di tutti. In primis di quei lavoratori dell’aeroporto — e di tutto l’indotto — che sono stati sedotti, illusi e ora scaricati. E che adesso sono a spasso, senza lavoro. Ciak, si chiude.
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