A fianco delle imprese terremotate

Un mio articolo sul Carlino di oggi. E’ trascorso quasi un mese (20 maggio) dal primo terremoto, sono passate più di duemila scosse e la gente continua a fare la coda in farmacia a caccia di tranquillanti, perchè non è facile convivere con le tue certezze che tremano, più o meno forte, un giorno sì […]

Un mio articolo sul Carlino di oggi.

E’ trascorso quasi un mese (20 maggio) dal primo terremoto, sono passate più di duemila scosse e la gente continua a fare la coda in farmacia a caccia di tranquillanti, perchè non è facile convivere con le tue certezze che tremano, più o meno forte, un giorno sì e l’altro pure. Eppure, nonostante tutto, l’Emilia ferita deve ripartire. Vuole ripartire. Non è solo un problema di business: c’è dell’altro. Senza esagerare, intendiamoci, ma la vita è lavoro, il lavoro è vita. Troppa gente è ancora a casa, in cassa integrazione, senza più letto e stipendio: e così ci si smarrisce.

Il presidente di Confindustria Squinzi ha chiarito bene: «Dobbiamo ripartire, subito. Ma con tutte le garanzie di sicurezza». Questo deve essere l’Abc: guai mandare gli operai allo sbaraglio, E se qualcuno ha sbagliato, paghi.

Per l’economia — parolaccia generica e teorica ma che in pratica vuol dire ’pane’, il pane che ci dà da vivere — il terremoto è stato catastrofico. Le migliaia di imprese (agricole, industriali, artigiane, commerciali) danneggiate dal sisma hanno bisogno di aiuto. Subito. Dalla Regione, dal Governo, dall’Europa. Il Carlino si fa portavoce delle richieste — sacrosante — di questa gente. Le facciamo nostre.  E vigileremo.