Errani, troppo comodo (e costoso) andare a Roma

Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna, presidente delle Regioni Italiane e Commissario per il terreremoto in Emilia, in queste settimane sfoglia la margherita. Si è trasferito armi e bagagli (o quasi) a Roma ed è diventato il braccio destro operativo di Pier Luigi Bersani. E se, come pare probabilissimo, Bersani dovesse vincere le elezioni, […]

Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna, presidente delle Regioni Italiane e Commissario per il terreremoto in Emilia, in queste settimane sfoglia la margherita. Si è trasferito armi e bagagli (o quasi) a Roma ed è diventato il braccio destro operativo di Pier Luigi Bersani. E se, come pare probabilissimo, Bersani dovesse vincere le elezioni, Errani dovrebbe seguirlo a Roma con l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Diventerebbe, in sostanza, il Gianni Letta di Bersani.

Nelle ultime ore, molti esponenti della maggioranza governativa in Regione, a Bologna, hanno lanciato l’allarme e l’appello: ‘Vasco, devi restare qui con noi, perchè sei competente, perchè non puoi lasciarci in braghe di tela per il post terremoto, eccetera eccetera…>.

Personalmente, lascio a voi lettori il giudizio sulle capacità di Errani, ma il problema che mi pongo come cittadino dell’Emilia Romagna e dell’Italia è un altro: Errani è stato eletto presidente della Regione Emilia Romagna nel 2010 e scade nel 2015; se in marzo dovesse trasferirsi armi e bagagli a Roma, in Emilia Romagna si dovrebbe votare anticipatamente. E una voto anticipato, significa, in soldoni, milioni di euro a carico dello Stato, quindi di tutti noi.

E non perchè c’è una crisi politica o chissà cosa. O neanche perchè il presidente della regione viene nominato presidente della repubblica (capirei). No, semplicemente perchè Errani potrebbe andare a fare il braccio destro di Bersani e a tutti noi toccherebbe pagare. No, troppo comodo presidente.

Ecco perchè credo che il governatore dell’Emilia Romagna, in tempi di spending review, farebbe bene che restasse nella sua poltrona di Bologna, fino al 2015. Poi, dopo quella scadenza, vada pure dove lo porta il cuore. Senza toccare il nostro portafogli.