Un secolo azzurro, la nazionale di calcio racconta l’Italia

Si può ripercorrere la storia di un Paese attraverso quella della sua nazionale di calcio? Alfio Caruso, uno degli ultimi principi di sangue del giornalismo italiano, penna raffinata e sagace, da anni scrittore di successo e autore di grandi libri di ricostruzione storica, dimostra di sì. “Un secolo azzurro – Cent’anni di Italia raccontati dalla […]

Si può ripercorrere la storia di un Paese attraverso quella della sua nazionale di calcio? Alfio Caruso, uno degli ultimi principi di sangue del giornalismo italiano, penna raffinata e sagace, da anni scrittore di successo e autore di grandi libri di ricostruzione storica, dimostra di sì. “Un secolo azzurro – Cent’anni di Italia raccontati dalla nazionale di calcio” (Longanesi) è un titolo suadente al punto da risultare quasi ingannatore. Caruso racconta non solo la storia di una nazionale ma la storia d’Italia, dal 1910 al 2010. Storia di drammi, intrighi, gioie immense, trame, immani catastrofi e risalite che hanno del miracoloso, mali come mafia e terrorismo combattuti con prodigiosi anticorpi. Il calcio è lì, attore e testimone, protagonista e mai comprimario. E’ il 1925 quando Edoardo Agnelli spiega a un Mussolini già duce come l’apertura nel campionato ai figli degli espatriati possa rappresentare il primo passo della futura espansione politica: inizia un’epoca che esploderà trent’anni fa con la grande ondata degli oriundi. Vittorio Pozzo guida i suoi azzurri con lo stesso piglio sicuro con cui ha comandato i suoi alpini nelle trincee della prima guerra mondiale.

Nel ’34 Mussolini interviene perché la semifinale e la finale dei mondiali del ’34 vengano dirette (caso unico) dallo stesso arbitro, svedese e fascista, mentre la seconda vittoria, quattro anni dopo, precede di poco l’infamia delle leggi razziali. Nel 1953, alla vigilia delle elezioni politiche, Togliatti utilizza il 3-0 inflitto dall’Ungheria all’Italia per magnificare la superiorità della società comunista sul capitalismo occidentale. Boniperti fronteggia la prima vera crisi della Fiat tagliando le spese e portando alla Juventrus Scirea, Gentile e Damiani. E il destino  avrebbe cambiato cavallo, c’è da chiedersi, se nel ’72 e nell”82 Fraizzoli  non avesse detto di no a Berlusconi che voleva l’Inter e finì per prendere il Milan? Solo le grandi sciagure riescono ad affratellare l’Italia dei campanili, delle municipalità tenaci, del localismo esasperato, quanto il calcio. Ai mondiali messicani del ’70 il leggendario 4-3 sulla Germania fa esplodere sentimenti antitedeschi che  avrebbero esaltato Alberto da Giussano. Nell’82 il trionfo della nazionale di Pablito Rossi in Spagna, sotto gli occhi di un  esultante Pertini, fa scoprire gli italiani fratelli come mai era accaduto e come mai più accadde.  Caruso racconta tutto questo. Entra nel famedio degli eroi dell’Olimpo pedatorio e ne scopre umanità e debolezze. Nell’ultima pagina stila la classifica dei migliori. Allinea grandi nomi, con qualche inevitabile variabile e doverosa alternativa. Per poi concludere, rivolto ai lettori: “Insomma, fate voi”. Un modo anche questo per dire: siamo italiani e viva l’Italia.