Un pastore che conduce

SARÀ la  grande mobilitazione del cattolicesimo lombardo. Anche agli occhi del laico, dell’agnostico, non sfugge la portata storica della calata di 10mila pellegrini lombardi a Roma. Un pellegrinaggio organizzato da tempo, ma che ora, dopo l’elezione di papa Francesco, si tinge di colori particolari. Un richiamo all’unità, anzitutto. La Chiesa, i fedeli ambrosiani non hanno vissuto […]

SARÀ la  grande mobilitazione del cattolicesimo lombardo. Anche agli occhi del laico, dell’agnostico, non sfugge la portata storica della calata di 10mila pellegrini lombardi a Roma. Un pellegrinaggio organizzato da tempo, ma che ora, dopo l’elezione di papa Francesco, si tinge di colori particolari. Un richiamo all’unità, anzitutto. La Chiesa, i fedeli ambrosiani non hanno vissuto come una delusione, se non addirittura come un «vulnus», la mancata elezione del cardinale Scola. Troppa fede, troppa prudenza, troppa moderazione hanno nutrito per secoli il cattolicesimo nella nostra regione. Ma il messaggio che i 10mila porteranno a Roma e lanceranno anche oltre le mura leonine può essere espresso in una parola: unità. Agitata da troppi venti, insidiata la troppi scandali, mai come in questo momento la grande nave appare bisognosa di un nocchiero.

LA SENSIBILITÀ della gente, dei credenti come degli atei, lo ha già riconosciuto nell’uomo venuto dall’Argentina. Istintivamente, per quei meccanismi sconosciuti ma presenti che governano la sensibilità popolare, viene colta dietro la semplicità del tratto l’autorità della guida. Dietro il sorriso dell’uomo è avvertita la sua determinazione. Il richiamo evangelico alla povertà lanciato dal papa si fonde con il pragmatismo di chi è pienamente conscio di essere chiamato a governare una fase di delicatissimo travaglio.  Questo chiede oggi la gente, questo chiederanno i pellegrini che scenderanno dalla Lombardia: un pastore che sia anche guida. «Pastor et nauta», pastore e navigante, la profezia di Malachia, il motto di Giovanni XXIII, il pontefice del rinnovamento e dell’ecumenismo più grande. Nulla è più dolce dell’attesa se vissuta senza ansie. Quello dei lombardi è un viaggio di attesa. E di speranza.

gabriele.moroni@ilgiorno.net