Sulley Muntari si consoli (molto difficile). Forse il suo nome non entrerà nella storia del calcio, ma quel pallone abbrancato da Buffon, sulla sua inzuccata, un buon metro oltre la linea di porta lo ha già consegnato a un’altra storia: quella dei gol fantasma. Domenico Citeroni. Alzino la mano tutti coloro che a sentire questo nome azionano l’ampex dei ricordi. E’ il 12 gennaio 1975. Si gioca Ascoli-Bologna. Beppe Savoldi ha già messo a segno una doppietta. I suoi gol sarebbero tre ma quando il tocco morbido dello scatenato centravanti supera il portiere avversario e la tonda sfera rotola in rete, un raccattapalle, appostato vicino alla porta ascolana, la respinge con un toccatina in punta di piede. Domenico Citeroni, appunto, all’epoca sedicenne. L’arbitro Barbaresco pensa che il pallone abbia colpito il palo e non convalida. «Lo feci d’istinto – raccontava anni fa Citeroni, tranquilo padre di famiglia -. Lì per lì non mi resi neanche conto della gravità. Misi da fuori il piede nella rete, il pallone rimbalzò in campo. Ricordo le proteste appenna accennate del Bologna, che tanto vinceva già 3-1. La domenica successiva fui ospite alla Domenica sportiva, mi diedero il premio Moviola per l’episodio più curioso della settimana».

«E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago …», ammonisce il Vangelo. Ma è quasi altrettanto difficile che un pallone trovi un buco nella rete e vi si infili. Accade il remoto 4 marzo 1962. A Roma si gioca Lazio-Napoli, scontro d’alta classifica della B. La punizione calciata da Seghedoni centra la porta ma purtroppo per i biancocelesti anche quel buco che nessuno ha notato. L’arbitro Rigato assegna la rimessa dal fondo.
Il destino sa come distribuire le sue beffe in modo che si bilancino nel computo finale. Ancora Roma, ancora la Lazio che affronta la Juventus. Il pallone calciato dal centravanti bianconero De Paoli varca la linea di porta e ritorna in capo dopo essere rimbalzato contro il sostegno posteriore della rete. Il direttore di gara fa proseguire e la partita termina 0-0.

La sua storia gloriosa riserva al Milan più di un motivo di recriminazione. Come per l’eurobeffa (i cuori rossoneri sussulteranno) negli ottavi di Coppa dei Campioni contro la Stella Rossa. E’ il 10 novembre 1988. Gara di ritorno a Belgrado. Il giorno prima la nebbia ha bloccato la partita con i padroni di casa in vantaggio 1-0. Il difensore Vasiiljevic, in un malaccorto tentativo di rinvio, infila il suo portiere. L’arbitro Pauly non ferma il gioco. Finisce 1-1 e il Milan ai calci di rigore conquista il passaggio ai quarti contro il Werder. A Brema si replica. La palla colpita di testa da Rijkaard, su angolo battuto da Donadoni, rimbalza sotto la traversa ed entra in porta per una ventina di centimetri. L’arbitro non convalida. Il Milan si qualifica. Chi vincerà la Coppa dei Campioni? Il Milan.