L’UNIONE fa lo sciopero. Lo diceva quel grande umorista che si chiamava Marcello Marchesi. L’ultimo sciopero dei trasporti, le 24 ore indette dai sindacati Or.Sa e Ubs, sembrano invece dividere i sindacati. A lanciare il sasso in uno stagno già ribollente provvede Francesco Ferrante, segretario regionale della Fit-Cisl: «In Lombardia, su 819 unità di Trenord interessate all’agitazione, hanno scioperato solo in 220, il 27 per cento. Alla fine chi ci guadagna è solo Trenord, che tiene i treni fermi e non paga i dipendenti. A essere danneggiati sono gli utenti, che vivono ore di disagio, e i lavoratori. Molti dipendenti l’hanno capito e non hanno aderito allo sciopero». E allora? Ferrante enuncia la «ricetta» della Fit Cisl: «La nostra proposta è uno sciopero “intelligente“, che responsabilizzi e coinvolga tutti gli attori, l’Azienda (Trenord), il sindacato, l’utenza. In caso di sciopero il viaggiatore deve avere diritto al rimborso. Il lavoratore si vede trattenuta una giornata di paga, ma queste trattenute dovrebbero confluire in un Fondo interno, per finanziare mobilità, ricollocazioni, corsi di aggiornamento, di cui l’Azienda dovrebbe farsi parte attiva». Dà rintocchi opposti la campana di Adriano Coscia, segretario dell’Or.Sa per la Lombardia: «Il personale di esercizio ha scioperato per l’80 per cento. I treni sono circolati solo sulla Brescia-Iseo. Su tutte le altre linee paralisi totale». Non sempre l’unione fa lo sciopero.

[email protected]