HO LETTO in questi giorni le notizie di rapine e scippi di cui rimangono vittime i viaggiatori (e le viaggiatrici) sui treni delle nostre linee, in modo particolare sulla tratta Milano-Bergamo, e delle aggressioni al personale viaggiante. Mi chiedo come sia possibile che questo avvenga in un paese civile. Non c’è modo di tutelare sia i passeggeri sia i ferrovieri? Non si può salire su un treno come se si andasse alla guerra.
Luciano, Milano

 

CARO LETTORE, il nostro giornale riporta scrupolosamente tutti questi episodi, indegni di una società civile, che spesso vedono come vittime delle donne, sia fra la clientela sia fra il personale delle ferrovie. Giusto dire, però, che il fenomeno (perché di fenomeno ormai si tratta, checché ne dicano alcuni) non viene subito passivamente. È attuata un’azione di contrasto, che certamente deve diventare più massiccia e incisiva. La Polfer della Lombardia è presente sia nelle stazioni sia a bordo treno, anche se deve fare i conti con un organico risicato e largamente insufficiente. Squadre di vigilanza privata operano negli scali milanesi, per esempio ai tornelli di Porta Garibaldi, e sui convogli. Qualche giorno fa si è tenuta a Milano una riunione del Comitato provinciale sull’ordine e la sicurezza pubblica. La sede già la dice lunga sulla gravità del problema. Erano presenti i prefetti di Milano, Bergamo e Monza-Brianza, l’assessore regionale alla Mobilità Maurizio Del Tenno, i rappresentanti della Polfer e della unità di sicurezza di Trenord. Al termine, il prefetto di Milano, Francesco Paolo Tronca, ha annunciato più attenzione nelle stazioni e più uomini a bordo. «Si inizia – ha detto Tronca – con la tratta Milano-Bergamo, poi l’attenzione operativa passerà sulle altre tratte che coinvolgono il fenomeno del pendolarismo e che sono più sensibili sul fronte sicurezza». Dovrebbe, però, fare molto riflettere la drammatica testimonianza pubblicata da «Il Giorno» di un capotreno malmenato da tre violenti, sotto gli occhi di una trentina di passeggeri, spettatori inerti e passivi dell’aggressione e del pestaggio. Come se stessero assistendo a un spettacolo. Passeggeri e personale sono sulla stessa barca, anzi sullo stesso treno. Condividono lo stesso viaggio, la stessa esigenza di tranquillità e in certe situazioni anche la stessa paura. La sicurezza degli uni coincide con quella degli altri. Forse una piccola dose di civismo in più potrebbe contribuire a risolvere il problema della sicurezza sui treni.

[email protected]