Colleghi con cui ha diviso lavoro, fatica. Chilometri e attese. Arrabbiature e soddisfazioni. Omeriche libagioni serali, quando l’impegno del giorno è esaurito e quello  del giorno che arriverà non si è ancora profilato. Tirare tardi verso la notte, che ti avvolge e invoglia alla confidenza. Compagni di lavoro che ti hanno attraversato la vita. E’ bello scoprire oggi che uno di quei sodali è uno scrittore importante, al centro di un “caso” letterario negli Usa. Guido Mattioni è un gentiluomo friulano, colto, educato, sensibile (qualità rare, riconosciamolo, nel nostro Barnum di inviati), per tanti anni nobilmente “prestato”al giornalismo. Il suo romanzo d’esordio, “Ascoltavo le maree”, è stato adottato dalla Georgia State University come testo nei corsi di italiano e ha fruttato all’autore la cittadinanza di Savannah e un riconoscimento ai Global Awards di Santa Barbara nel  2013. Al confine Usa-Messico è ambientata la seconda prova narrativa, “Soltanto il cielo non ha confini”.
“Conoscevo un angelo”, edito come gli altri dalla Ink, è il terzo romanzo “americano” di Mattioni e anche il più sorprendente. Ci sono echi di Steinbeck e di “Easy Rider”, della epopea dei”poveri bianchi” e di quella letteratura di strada che ha fatto grandi alcuni scrittori Ma il timbro, la creatività impressi dall’autore sono unici e originali. E si riconosce e fa piacere rilevarlo la mano del cronista, dell’inviato che ha dedicato tanto di sé a raccogliere le storie della gente e a raccontarle su una pagina di giornale. A raccontare qui è Howard Johnson, concepito e cresciuto in strada, figlio di piazzisti che girano l’America su una casa mobile. Howard e le sue mille storie. Lo spazzino Johnatan che pulisce le strade di Woodstock lasciandsi alle spalle un profumo di sciroppo d’acero. Abe, pescatore di granchi che conserva i suoi ricordi in una scatola di biscotti. Candice e Marilou, estetiste lesbiche che trascorrono la loro vita itinerante su una roulotte rosa. La cameriera Margie, occhi splendidi a nascondere un grave segreto. Jack e Pat, attempati cantanti, tempie grigie, giacche di lustrini, un dramma nel cuore. Bravo Guido.