ALPINI oggi. In 400mila a Piacenza. Le icone, certo, patrimonio ineliminabile delle Penne nere: la naja, i grandi reduci, i patriarchi ogni anno sempre meno, le memorie da preservare dall’incuria, in un’epoca frettolosa.  Alpini oggi. Soldati dei tempi moderni. Era il 1976. Il terremoto colpì proditoriamente nel Friuli, la Protezione civile era ancora una realtà meno che astratta. Migliaia di alpini accorsero da ogni parte d’Italia, installarono dieci cantieri, una direzione tecnica e una logistica.

Gli Usa misero a disposizione 50 miliardi di lire, furono affidati all’Ana, l’Associazione degli alpini, mani oneste che non lasciarono dispersa una sola lira. I volontari dell’Ana oggi sono 14mila. Presenti ogni volta che la terra ha tremato, l’acqua ha infranto argini e norme, la neve ha ricoperto e sommerso. In Irpinia e in Umbria, all’estero in Francia, Armenia, Ossezia, Sry Lanka. Erano 8.500 gli alpini nell’Abruzzo terremotato e a Fossa costruirono un villaggio, 33 case per gli sfollati e una chiesa. Nel 2012, nella Pianura Padana sconvolta dal sisma, sono intervenuti 6.300 volontari in cinque mesi. In Emilia, a Casamuro di Cento, l’Associazione ha ultimato una scuola materna.Alpini oggi. A ristabilire un ordine sconvolto dalla natura. A costruire e ricostruire. Alpini in pace, di pace. Finito il tempo delle parole d’ordine, è ancora quello dei messaggi. Uno per tutti: unità. E se possibile concordia.

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