Nell’era dei computer i treni affidati ai telefoni

SIAMO tutti ingegneri ferroviari, purtroppo, in questi giorni di lutto. È impensabile e inconcepibile, come ha detto il presidente della Repubblica, che nel 2016, in Italia, si possa verificare una tragedia come quella accaduta in Puglia. Si è scoperto che il sistema di blocco dei treni funzionava con comunicazioni telefoniche. È impensabile che ci sia […]

SIAMO tutti ingegneri ferroviari, purtroppo, in questi giorni di lutto. È impensabile e inconcepibile, come ha detto il presidente della Repubblica, che nel 2016, in Italia, si possa verificare una tragedia come quella accaduta in Puglia. Si è scoperto che il sistema di blocco dei treni funzionava con comunicazioni telefoniche. È impensabile che ci sia ancora un capostazione che telefona a un altro e gli dica «Faccio partire il mio treno» e che l’altro gli risponda «Va bene» oppure «Tienilo fermo».

Ettore Fittavolini, presidente dell’Associazione Pendolari di Piacenza

ETTORE FITTAVOLINI, storico presidente dei pendolari piacentini (per la maggior parte verso Milano), ha molte cose da dire. «Il blocco telefonico potrebbe forse andare bene su una linea che ha due treni al giorno, non su una tratta trafficata, con 200 convogli giornalieri. Con problematiche legate al fatto che non è stato realizzato il raddoppio della linea, ma soprattutto che non è in uso l’Scmt, il Sistema controllo marcia treni, che permette il blocco automatico del convoglio nel caso in cui non siano stati rispettati i segnali di linea». Non solo: «La linea dove è avvenuta la tragedia operava in deroga alla normativa. La gara per installare il sistema di sicurezza era stata bandita, ma a oggi è tutto fermo. È poi gravissimo che siano due le Agenzie che si occupano della sicurezza. Una è l’Ansf (Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria), che però sovrintende solo ai binari gestiti da Rfi (Rete ferroviaria italiana). L’altra è l’Ustif (Ufficio speciale trasporti a impianti fissi), organo periferico del ministero delle Infrastrutture, che sovrintende alle tratte in concessione. Una cosa fuori dal mondo. Come se io viaggiassi sull’autostrada Milano-Torino con un codice della strada, prendessi la Milano-Bologna e mi trovassi a viaggiare con le norme di un altro codice. In Italia l’iter di recepimento della direttiva europea è ancora in corso. È la direttiva comunitaria 34 del 2012. E siamo nel 2016. La normativa dà le prescrizioni europee, una è quella fondamentale dell’obbligo del Scmt e di non ricorrere più a segnalazioni manuali o telefoniche. Devono essere invece impiegati sistemi elettronici. Certi ritardi sono inconcepibili nell’era della comunicazione digitale elettronica, avanzata. Si parla delle linee del Sud, ma non pensiamo che al Nord siamo messi meglio. Nell’avanzatissima Emilia-Romagna ci sono 508 chilometri di rete ferroviaria a binario unico su 1.306 totali, il 40% della rete. Di questi 508, 308 sono in capo alle Ferrovie Emilia- Romagna. Questi 308 chilometri sono privi del sistema di controllo per il blocco automatico della linea. In Lombardia, sulla Brescia-Edolo, gestita da Trenord, sono 100 chilometri di binario unico senza l’Scmt. C’è un’altra cosa, che si chiama Ssc, Sistema supporto condotta. Funziona da Brescia a Iseo; da Iseo in avanti non c’è più. Si lavora di blocco telefonico o altro. Da notare che su queste linee viaggiano anche treni nuovi, per ricevere le comunicazioni con i sistemi più avanzati. La linea dove viaggiano non lo è. Come mettere una Ferrari con gomme da pista sulla ghiaia».

gabrielemoroni51@gmail.com