TROVO che si parli troppo poco della Polizia ferroviaria. Eppure svolge una funzione importante, anche se spesso oscura. Sarà che con gli anni ho imparato a sentirmi più sicuro ogni volta che vedo una divisa, ma trovare polizia nelle stazioni e sui treni, soprattutto nelle ore notturne, mi conforta. Spendiamo qualche parola anche per questi operatori della sicurezza. Lo meritano ampiamente. Salvatore, Voghera

È VERO, CARO LETTORE. In tanti anni di corrispondenza con il grande popolo dei pendolari e dei viaggiatori lombardi ci sono arrivate ben poche mail come la sua.
La Polfer è la più antica delle dodici specialità della Polizia di Stato. Nasce nel 1907, con la nazionalizzazione delle rete, quando vengono istituiti i commissariati di Pubblica sicurezza, primo nome della Polizia ferroviaria. Scorte. Servizi antirapina e antiborseggio. Ordine pubblico, soprattutto in occasione delle trasferte delle tifoserie. Ogni anno la Polfer scorta circa 150mila treni. Un servizio imponente. In condizioni spesso difficili. Reso ancora più problematico dalla cronica carenza di organico (la Polfer lombarda, per fare un esempio, impegnata su un territorio esteso come quello della nostra regione, può contare su 570 unità quando ne servirebbero almeno 700). Eppure ci si ricorda poco di loro. Quando arrestano un rapinatore, un borseggiatore, un evaso. Quando ritrovano un ragazzo o una ragazzina fuggiti di casa. Ogni anno più di un migliaio di rampollli inquieti vengono restituti alla famiglia dalla prontezza, dal colpo d’occhio, dalla tempestività di un agente. Oppure ci si accorge che esistono quando cadono in servizio. Il sovrintedente Emanuele Petri portava la divisa della Polfer. E’ caduto il 2 marzo 2003 in un conflitto a fuoco sul treno Roma-Arezzo con i brigatisti Nadia Desdemona Lioce e Mario Galesi. Aveva 48 anni, ne aveva trascorsi trenta in polizia. Alla sua memoria è stata conferita la medaglia d’oro al valor civile. La medaglia più bella sarebbe non scordarsi di Emanuele e della sua famiglia. E’ ingiusto dimenticare gli agenti della Polizia ferroviaria, ricordarsene solo in rare o tragiche occasioni. Per molti sono preziosi compagni di viaggio. Uomini. Non militi ignoti. Meritano almeno un «grazie».
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