HO LETTO tempo fa nella vostra rubrica la mail di un lettore che proponeva di realizzare un monumento al pendolare. Una idea curiosa che mi ha molto divertito e che, come appartenente da molti anni alla categoria, posso soltanto condividere con tutto il mio entusiasmo. Mi piacerebbe sapere se altri lettori hanno appoggiato la proposta. La dobbiamo considerare un sogno e un’utopia oppure ha qualche possibilità di concretizzarsi? Chissà. Stefano, Legnano (Milano)

IL NOSTRO LETTORE ha davvero buona memoria oppure l’argomento, oltre a divertirlo, lo ha colpito. È infatti trascorso qualche anno da quando un altro lettore ha formulato questa singolare proposta e noi l’abbiamo pubblicata. E perché no? Un monumento al pendolare da collocare non nella piazza principale, dove si troverebbe a coesistere con il monumento a Garibaldi e quello ai Caduti, ma nel suo luogo naturale: il piazzale o lo spiazzo davanti alla stazione, per minuscola che sia, in tutte le città, in tutti i borghi. Qualche tempo dopo era arrivata una seconda mail sull’argomento e anche questa era stata pubblicata. Ce ne sono giunte altre, in questi anni, quasi a intervalli regolari, a testimonianza che, nella sua singolarità, la proposta non aveva lasciato indifferente il popolo dei pendolari e non smetteva di incuriosirlo. Lasciateci sognare per un attimo. Come rappresentare il pendolare? Con quali fattezze, in quale postura? Con cappotto e cappello, sciarpa e guanti, perché il pendolarismo è più sofferto e intenso nei mesi dei rigori invernali. Eroicamente scamiciato in quelli della canicola estiva. A passo di corsa, impegnato a coprire affannosamente gli ultimi metri che lo separano dalla banchina, dove il treno regionale sbuffa, impaziente, in attesa del suo carico quotidiano. Come ogni mattina. E quale volto potrebbe avere? Uno qualunque, fra migliaia. Ogni pendolare osservi i suoi compagni di viaggio, frughi nell’album dei ricordi, peschi del lago tranquillo della propria geografia sentimentale. Oltretutto, sarebbe un gioco divertente, da fare da soli o in compagnia. Proviamoci. Chissà. Conclude così il nostro amico Stefano. Un bisillabo affascinante, che schiude tante prospettive, lascia aperte tante possibilità. Chissà, diciamo anche noi. Chissà che qualcuno delle Ferrovie o qualche amministrazione oppure un privato, estroso e generoso (e ricco non soltanto di sentimenti), non ci pensi e il monumento al pendolare non possa lasciare, un giorno, il libro dei sogni e il registro delle utopie. Sognare è lecito. Anche se il monumento al pendolare, a ben pensarci, esiste già. Un monumento vivente. Tanti monumenti. Siamo noi, caro lettore. Noi pendolari siamo il monumento a noi stessi. [email protected]