Immigrazione. Banco di prova per le coscienze (almeno per chi ne possiede e ne preserva una). Catalizzatore di reazioni magmatiche, fra loro contrastanti ed elidenti: impegno sociale, buonismo, pietismo, deriva xenofoba, soprattutto emergenza umanitaria, senza sottacere il rischio dell’infiltrazione terroristica, celata nella massa dei disperati. Ma cosa accade “dopo”, dopo che i giornali hanno raggiunto le edicole e i tg hanno smesso di trasmettere le immagini di una strage per mare che oggi è avvenuta a Porte Empedocle e domani si consumerà a Lampedusa e che parrà uguale alla precedente e a quella che seguirà, dei salvataggi, degli eroismi spesso oscuri compiuti da chi sottrae vite disperate al mare e alla morte?
Cristina Giudici appartiene alla razza sempre più in via di estinzione dei giornalisti che si annoiano davanti a un videoterminale e che amano invece spostarsi, scavare, investigare e poi raccontare e descrivere. “Mare monstrum, mare nostrum. Migranti, scafisti, trafficanti. Cronache dalla lotta all’immigrazione clandestina” (Utet) consegna a 150 pagine intense, drammatiche il reportage di un viaggio sulla costa orientale della Sicilia, tra Catania, Ragusa e Siracusa, in compagnia di un instancabile “cacciatore di scafisti”, il sostituto commissario della polizia di Stato Carlo Parini, responsabile del Gruppo interforze  di contrasto all’immigrazione clandestina, e il suo insostituibile collaboratore, l’interprete marocchino Aziz, il “detective kebabbaro”. Storie di trafficanti, di vittime e di carnefici, di vittorie e di sconfitte in una guerra combattuta ogni giorno sulla pelle di decine di migliaia di esseri umani trasportati sui barconi dell’orrore e dove non sempre a vincere sono i  “buoni”. Un libro per capire. Una lettura che avvince. Un libro per appassionarsi, commuoversi, indignarsi.