Dopo molti anni ho lasciato il lavoro per la pensione e ho smesso, di conseguenza, di fare il pendolare. Mi chiedo, leggendo i giornali e sentendo le lamentele, anche vivaci, di chi ancora viaggia, se davvero non c’è stato nessun miglioramento in questi ultimi anni nel trasporto ferroviario regionale. O devo concludere che tutto è rimasto come ai miei (poco beati) tempi? Angelo, Milano

 

NO, CARO ANGELO, no. Sarebbe ingiusto negare o misconoscere tutti i miglioramenti registrati in questi anni nella «flotta» dei treni lombardi. Come pendolari abbiamo vissuto anni e sopprattutto inverni terribili, in particolare fra il 2002 e il 2005. Fu allora che il parco dei convogli regionali si rivelò in tutta la sua arretratezza, vetustà, inadeguatezza. La rabbia dei viaggiatori esplose con manifestazioni anche clamorose, eclatanti, come le occupazioni delle stazioni. Si doveva rinnovare, recuperando anni di grave ritardo. Regione Lombardia e Trenitalia (poi Trenord) lo hanno fatto, anche sulla spinta iniziale di quell’autentica sollevazione popolare. Il materiale rotabile è stato svecchiato o sostituito. Questo non significa che siamo al meglio. Il fatto che Legambiente abbia inserito nella sua classifica annuale la Milano-Codogno-Cremona-Mantova fra le dieci peggiori linee italiane dovrebbe fare riflettere più teste.

BASTA scorrere le mail inviate dagli amici pendolari nelle ultime settimane. Qualche esempio. Armando Accardo, portavoce del Coordinamento pendolari pavesi, segnala le continue soppressioni su diverse direttrici, in alcuni casi più d’una nella stessa giornata. Particolarmente colpite la Alessandria-Torreberetti-Pavia e la Vercelli-Mortara-Pavia. Alle soppressioni, aggiunge Accardo, si sommano i ritardi provocati da qualche passaggio rimasto aperto.
«Con l’arrivo del freddo — ci scrive Stefano Oltolini, per il Gruppo Pendolari Casalpusterlengo — sono aumentati i cronici disservizi a cui siamo abituati. Ritardi, treni gelidi con porte fuori uso, luci a intermittenza stile addobbo natalizio. Nel frattempo dei nuovi treni, servizi regio express, messa a nuovo di vecchie carrozze, non si vede manco l’ombra».
Dall’Oltrepò Pavese, Simona Vercesi e Andrea Brega raccontano la storia surreale di un treno rimasto bloccato a Broni, con l’annuncio di 15 minuti di ritardo, poi passati a 25, fino all’annuncio definitivo che il convoglio era soppresso. Come si vede, la strada è ancora piuttosto lungo. Strada ferrata, s’intende.
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