IL GIORNO è tornato sul tema delle Ferrovie dimenticate, cui la Confederazione Mobilità Dolce dedica una giornata nazionale. Non si tratta però soltanto di individuare i tracciati dismessi da trasformare in piste ciclopedonali. Molte hanno ancora notevoli potenzialità di traffico e potrebbero essere gestite con criteri economici. Massimo Ferrari, presidente Assoutenti-Utp (Utenti del Traporto Pubblico) e componente della Confederazione Mobilità Dolce

PUBBLICHIAMO con piacere l’intervento di Massimo Ferrari, scusandoci di doverlo ridurre. «In Lombardia non c’è solo la linea Saronno-Seregno, rinata a nuova vita nel 2011 come prolungamento della suburbana “S9”. Anche sul lago d’Iseo, da una ventina d’anni, funziona nei mesi estivi il “Treno Blu”, un collegamento turistico gestito da un’associazione di volontari (le “Ferrovie Turistiche Italiane”) su binari Rfi tra Palazzolo e Paratico-Sarnico. E più recentemente Trenord ha riaperto al traffico passeggeri un breve tratto tra Rovato e Bornato, quale diramazione della ferrovia della Val Camonica. Ci sono, invece, altre linee, abbandonate ormai da decenni, che sono già state in tutto o in parte trasformate in ciclopiste o sono in lizza per diventarlo. Tra queste, la Grandate-Malnate, la Voghera-Varzi e la Mantova-Peschiera. Un altro modo per salvaguardare sedi e “opere d’arte” (ponti, stazioni, gallerie), a favore degli escursionisti e quale forma di tutela, nel caso in futuro potessero maturare le condizioni per ripristinare l’esercizio ferroviario. C’è poi la partita, tuttora aperta, delle secondarie piemontesi, “sospese” nel 2011 dalla giunta Cota, in tempo di tagli al bilancio e che la nuova Amministrazione Regionale sembra intenzionata a mettere a gara, nel caso si candidassero possibili gestori. Alcune di queste linee sono attigue al territorio lombardo, come la Arona-Santhià e la Novara-Luino-Laveno. Soprattutto la Casale Monferrato-Mortara. Casale è una città di medie dimensioni che in tempi più felici avrebbe potuto candidarsi a capoluogo di provincia. I suoi cittadini non viaggiano solo verso Alessandria e Torino (il Piemonte ha confermato i treni con il capoluogo provinciale e regionale), ma anche verso Milano (dove, invece, non ci sono più collegamenti). Eppure il binario tra Casale e Mortara è ancora lì, quasi intatto in una zona perfettamente pianeggiante, in attesa di essere divorato dalla vegetazione. Ripristinare qualche corsa, che potrebbe arrivare, via Mortara e Vigevano, fino a Milano Porta Genova, almeno nelle ore di maggior traffico, non dovrebbe costare molto. E certamente non viaggerebbe semivuota. Ma il problema dei collegamenti interregionali è che sono “figli di nessuno”. In particolare la CasaleMortara non sembra interessare né a Torino, né a Milano, vittima di una malintesa interpretazione del federalismo. Chissà se Trenord vorrà candidarsi a gestire la ferrovia dimenticata Casale-Mortara». [email protected]