CIAO, Laura. Non ti conosciamo, ma in questo mese rovente ti siamo diventati amici. Anzi no, siamo partiti già con il piede sbagliato. I tuoi familiari, tuo marito Giuseppe, i tuoi ragazzi, i genitori, le persone che ti hanno voluto bene, i cittadini di Cardano al Campo, ci hanno aiutato a conoscerti. Giuseppe, sempre gentile, sempre disponibile anche con lo strazio nel cuore. Massimo, tuo figlio. In queste ore ce lo hanno descritto accanto al tuo letto, nell’ultima notte, mentre la vita ti veniva rapinata. Massimo ti leggeva «Il buio oltre la siepe», grande romanzo di Harper Lee, storia di un avvocato coraggioso (padre di un ragazzo e di una bambina più piccola proprio come te, Laura) che nell’America razzista degli anni ’30 difende un giovane nero ingiustamente accusato di violenza su una bianca. Te lo ha letto fino alla fine, riprendendo dal punto in cui tu eri stata costretta a interrompere. Se una persona si misura da ciò che è riuscita a seminare nella vita, a cominciare dai figli che ha cresciuto, tu sei stata una grande mamma.  Ieri, in un momento di tristezza, Giuseppe si rammaricava: «Laura diceva che era il momento di cambiare il paese, che come sindaco voleva lasciare il segno». Ne parlava come di un sogno irrealizzato e infranto, ucciso da una 7.65 in una folle mattinata. No, caro Giuseppe, amico fresco di conoscenza eppure antico per sentimento. I sogni non sempre muoiono all’alba. C’è qualcosa che li tiene vivi. Si chiama ricordo. E non c’è colpo di pistola che possa uccidere la forza di un ricordo. Ciao, Laura.

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