In treno e in bicicletta viaggio ancora moderno

A settembre sono comparse in piazzale Marconi le rastrelliere per le biciclette del bike sharing. Anche se non ne abbiamo un riscontro diretto, siamo certi che in questi anni l’amministrazione comunale si sia data da fare, che i nostri amministratori abbiano interagito con la Soprintendenza ai beni archeologici e paesaggistici al fine di rimuovere il […]

A settembre sono comparse in piazzale Marconi le rastrelliere per le biciclette del bike sharing. Anche se non ne abbiamo un riscontro diretto, siamo certi che in questi anni l’amministrazione comunale si sia data da fare, che i nostri amministratori abbiano interagito con la Soprintendenza ai beni archeologici e paesaggistici al fine di rimuovere il vincolo sulla piazza che, francamente, abbiamo sempre ritenuto assurdo. La novità ci riempie di gioia perché da sempre siamo a favore della mobilità sostenibile, ma soprattutto perché, ora che il vincolo è stato rimosso, il Comune potrà installare in piazzale Marconi delle rastrelliere “libere” che consentano anche ai pendolari che posseggono una bici di proprietà (e quindi non ricorrono al bike sharing) di posteggiare il proprio mezzo a due passi dalla stazione. Potrà sembrare poco, ma tra posteggiare tutti i giorni in un angolo remoto e buio e farlo a due passi dalla stazione, corre una bella differenza. Associazione Pendolari Piacenza

FINALMENTE una bella notizia. E anche un esempio di come certe esigenze (in questo caso le necessità dei pendolari e un vincolo paesaggistico) possano contemperarsi e risultare non inconciliabili ma complementari. Attendiamo allora fiduciosi che dopo quelle del bike sharing (ottima cosa, peraltro) piazza Marconi accolga anche le rastrelliere che gli amici piacentini definiscono “libere”. Il binomio pendolare-bicicletta è storico, inscindibile. Basta sostare per un attimo davanti a una stazione fornita di rastrelliere per accorgersene. E che tristezza vedere quelle biciclette abbandonate dove capita, assicurate in qualche modo a un cartello della segnaletica, a un palo, a una pianta, a un qualunque appiglio, magari «in un angolo remoto e buio», come scrivono i pendolari di Piacenza. Non è poesia ma prosa del vivere quotidiano. Dietro ogni bicicletta alla stazione c’è una storia di lavoro e anche di sacrifici, una storia di sveglie mattutine, di pedalate nella nebbia, sotto la pioggia, la neve, il solleone. Se ci fosse un poeta potrebbe scrivere la ballata del pendolare in bicicletta, sicuro di trovare molti estimatori.

Forza, allora, pendolari in velocipede. E attenti ai furti. Sì, perché i ladri di biclette non sono consegnati solo al film di De Sica, capolavoro assoluto del neorealismo. I ladri del terzo millennio sono favoriti anche dal fatto che, in tempi di mobilità sostenibile e di riduzione delle spese a causa delle crisi economica, un numero sempre crescente di persone si sposta sulle due ruote. Secondo le rilevazioni degli Amici della bici di Brescia, negli ultimi quattro anni i passaggi sulle due ruote sono raddoppiati e il 15 per cento dei veicoli che circolano in città sono biciclette. Nel Bel Paese sono sparsi circa 30 milioni di velocipedi. Ogni anno ne vengono rubati un milione e 200, di cui 400mila in Lombardia.

E non si può dire che non si cerchino gli antidoti. Proprio in questi giorni ha debuttato alla stazione di Mortara un servizio coordinato fra polizia municipale e carabinieri. L’operazione, oltre a prevenire i furti nel parcheggio laterale allo scalo, ha altri scopi, a cominciare da quello di scongiurare le risse tra gruppi di ragazzini in arrivo da fuori Mortara. Saranno 600 ore finanziate dalla Regione con 9.500 euro per i costi di personale sostenuti dai vigili urbani. Il mese scorso il commissariato di Treviglio ha recuperato 40 biciclette, la maggior parte a bordo del treno da Milano, altre nelle vie cittadine, altre ancora in vecchie cascine abbandonate.

E a suscitare gli appetiti dei ladri non sono soltanto le biciclette moderne, leggere e ipertecnologiche, ma anche i vecchi catenacci. Come sono, di solito, le biciclette dei pendolari.

gabriele.moroni@ilgiorno.net