“Il patriarca”: sulle tracce di “Ntoni gambazza”

DALLE FAIDE ataviche, le cui origini si perdono nella lontananza dei tempi e nella profondità degli odi, alla strage di Duisburg. Dalla dimensione agropastorale alla industria dei sequestri di persona, alle multinazionali della droga. Dai borghi arroccati sull’Aspromonte, dalle iniziazioni degli affiliati al santuario della Madonna di Polsi alla borsa internazionale del crimine. E mentre si […]

DALLE FAIDE ataviche, le cui origini si perdono nella lontananza dei tempi e nella profondità degli odi, alla strage di Duisburg. Dalla dimensione agropastorale alla industria dei sequestri di persona, alle multinazionali della droga. Dai borghi arroccati sull’Aspromonte, dalle iniziazioni degli affiliati al santuario della Madonna di Polsi alla borsa internazionale del crimine. E mentre si fanno affari con le più grandi finanziarie e si tratta da pari con broker e holding, si mantengono, stretti e immutabili in una fissità metastorica, legami ancestrali, ritualità e tradizioni. E’ la ‘ndrangheta. Nome Antonio Pelle, soprannome “Ntoni gambazza”, entrambi sconosciuti a più ma non agli inquirenti. Chi era? Un capo occulto, fondatore di un nuovo clan, per trent’anni eminenza grigia ma potente, oppure l’incolpevole figlio di pastori dipinto dalla famiglia, scelto dagli uomini della legge come capro espiatorio? Una vita come una parabola. Nel suo libro “Il Patriarca” (Bur, pagg. 318) Andrea Galli, cronista di gran razza, la ripercorre tappa dopo tappa, viaggiando, interrogando, ricercando i pochi documenti rimasti e le tracce di quelli andati distrutti per incuria o dolo.
La nascita a San Luca. Le prime denunce e il primo soggiorno a Pianosa. La difesa affidata allo studio del futuro presidente della Repubblica Giovanni Leone. L’approdo al nord, Torino, Milano. Buccinasco, immediato hinterland milanese, il primo febbraio del 1988 è teatro di uno storico summit. Ai tavolini di un bar sono seduti, con Pelle, non ancora latitante, Antonio Papalia, uscito dalla sua villa bunker, e Giuseppe Morabito, “il Tiradritto”, capo bastone di Africo, alloggiato in un hotel in zona Città Studi. Incontro epocale sia per  storia della ‘ndrangheta sia per le indagini contro le cosche calabresi. Sotto gli occhi di Carmine Gallo, uno dei migliori investigatori della polizia. All’arrivo dei boss, gli avventori del bar si alzano deferenti, qualcuno s’inchina per un baciamano. C’è anche una donna. Si chiama Amneris Capostrini, moglie di un trafficante conosciuto con il nome di battaglia di “Manolo”. Papalia le consegna una scatola di scarpe. Dentro ci sono 340 milioni di lire.
E’ anche la stagione dei sequestri di persona. Lo studente Cesare Casella, prelevato a Pavia il 18 gennaio dell’88, ha trovato a Buccinasco, in un garage in via Aldo Moro, la sua prima prigione. Un anno prima, a Torino, è stato rapito Marco Fiora, un bambino di sette anni. Una stagione. Una fosca epopea. “Ntoni gambazza” si è sempre detto estraneo. E nessuna inchiesta lo ha mai coinvolto.La morte nel 2009. Una morte da patriarca nel palazzo fortino che nel 1990 era costato un miliardo di lire.Nebbie fitte come quelle d’Aspromonte avvolgono la memoria di “Gambazza”. Andrea Galli la recupera con un lavoro durato anni e ci consegna un libro necessario per comprendere la ‘ndrangheta. Perché è la ‘ndrangheta la straordinaria, assoluta protagonista. Antica e nuova. Medievale e contemporanea. Infame e maestosa. Terribile.
di Gabriele Moroni