Cronaca di una ordinaria giornata di follia ferroviaria. Anche stamattina (6 settembre, Ndr) abbiamo sperimentato sulla nostra pelle l’inefficienza e l’incapacità del servizio tra Piacenza e Milano. Abbiamo preso il regionale 2272 da Parma delle 6.48 che come al solito, da mesi a questa parte, non ha carrozze di prima classe, che invece ci dovrebbero essere. Tutti i pendolari dotati di tale abbonamento (che non riveste carattere di elitarietà, ma consente quantomeno di trovare posto a sedere, sia alla mattina che alla sera, su una tratta di 72 chilometri) vengono presi in giro: pagano per un servizio che non trovano.
Il treno è partito regolarmente, ma dal passo di lumaca dei primi chilometri, si è capito subito che non sarebbe stata giornata. Ciliegina sulla torta: gli scandalosi aumenti di biglietti e abbonamenti, in perfetto orario (questi sì), sono scattati con il ritorno dalle ferie.
Ettore Fittavolini, Piacenza

LA MAIL prosegue con il racconto dell’odissea ferroviaria: «Arrivati a Codogno, è stata effettuata una fermata straordinaria e solo dopo 10 minuti di sosta, nel caos generale e nel silenzio assordante di annunci non forniti, si è capito che per un fantomatico guasto sulla linea ci sarebbero stati ulteriori minuti di ritardo. Amaro finale: «I responsabili a vario titolo, amministratori delegati, assessori ai trasporti, abbiano la decenza di andarsene a casa per manifesta incapacità. Non ce li abbiamo messi noi, hanno fatto tutto da soli».
Dobbiamo confessare che, giunti a un certo punto, abbiamo smarrito il filo del racconto tante e tali erano le ripetute avversità che l’amico pendolare andava descrivendo. Al termine della lettura il quadro era, per ricorrere ad un ossimoro, caoticamente chiaro. Triste e ingrato destino quello di essere doppiamente pendolari, da una regione all’altra. La vita di chi viaggia si consuma in un incubo di treni regionali in ritardo, trasbordi, ricerca, spesso vana, di posti a sedere, soppressioni e fermate straordinarie, corse e rincorse ai treni, annunci a vuoto. Per loro come per tutto il popolo pendolare vale l’eterno quesito: i fondi dei rincari tariffari migliorano il servizio oppure no?
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