GIOVANNINO Guareschi di lassù (perché non ci sono dubbi su dove ti trovi, caro Giovannino) sorride compiaciuto perché gli pare di assistere alla replica di uno dei più celebri racconti di don Camillo e Peppone. Accade dunque che a Breme, piccolo centro della quieta Lomellina, due campanili battano la stessa ora in momenti diversi. Il campanile della chiesa fa sentire i suoi rintocchi 30 secondi prima di quello della torre del municipio. Era il contrario fino a quattro anni fa, quando il parroco ha modernizzato il campanile parrocchiale e introdotto il rintocco delle ore. Lì è scattato il sorpasso del campanile religioso su quello laico. Storia di impulsi, elettronico unico, elettromeccanico l’altro. Spiegazione trovata.
Finisce qui. Breme, a parte il monosillabo iniziale in comune, non è Brescello. Peppino Moro, incaricato di impostare l’orologio della torre civica, non è Peppone ma un tranquillo “Pep adla Trinità”, dal nome della via dove è nato. Gli animi non sono più quelli arroventati del dopoguerra. Sindaco e parroco convivono pacificamente nonostante la mancata sincronia dei rispettivi orologi. Le orecchie bremesi sono abituate a sentire il doppio suono ravvicinato e forse ne avvertirebbero la mancanza se un giorno, per un caso improvviso, non dovesse più risuonare nei cieli lomellini. Allora, forse, farebbero sentire una voce di protesta. Ma Guareschi sorride lo stesso, sotto i folti baffoni. In fondo, dopo tanti anni, ha vinto ancora.